DEI CONTI DI PROVENZA 463 Ugo, Stefanina sua madre e i suoi fratelli a ratificare l’omaggio fatto da Raimondo a lui e al suo nipote. Ma Ugo mal comportando di vedersi livellato agli altri vassalli, si avvisò in capo a qualch’anno di scuotere il giogo, e fattasi nel 1155 confermare dall’imperatore Federico I l’in-feudazione accordata da Corrado a suo padre, riaccampò le sue pretensioni. Non gli fu però favorevole la sorte del-l’armi che volle tentare, poiché nel correre degli anni n5g e 1160 il conte di Barcellona gli tolse il castello di Baux con altre trenta piazze, e trovò tanta resistenza nell’assedio di Trinquetaille che dovette ritirarsi. Scorgendo allora esser d’uopo di unire alle militari operazioni anche gli ordigni della politica, immaginò un espediente; di far cioè sposare al conte suo nipote nel 1162 Riehilde nipote dell’imperatore per privare dell’appoggio di questo monarca Ugo di Baux. Riehilde, figlia di Vladislao II re di Polonia e di Cristina sorella ai Federico, trovavasi allora vedova di Alfonso Vili re di Castiglia. In vista di quel matrimonio l’imperatore rivocò l’infeudazione fatta a favore di Ugo di Baux, ed accordò il i5 settembre a Raimondo Berengario la proprietà della Provenza ab Alpibus ad Rho-danum coll’infeudazione della contea di Forcalquier, sotto l’obbligazione verso l’impero di un’annua contribuzione di quindici marchi d’oro peso di Colonia, senza contare parecchie altre somme pagate per una volta, cioè a Federico dodicimila marobolini, moneta di Spagna, sedici de’quali facevano un mareo; duemila all’imperatrice e mille alla corte imperiale. Inoltre Federico costrinse i due conti a riconoscere l’antipapa Vittore, e finalmente, siccome era estremamente sollecito di far rispettare la sua autorità,- inseri nel trattato, che quand’egli giugnesse in Provenza, lo si ricevesse con tutti gli onori dovuti ad un sovrano. Allora il conte di Barcellona e quel di Provenza ricominciarono l’assedio di Trinquetaille, e finalmente se ne impadronirono facendolo agguagliare al suolo. Il primo sopravvisse di poco a tale spedizione, morto essendo nel borgo San-Dalmazio presso Genova il 6 agosto 1162 in un viaggio che facea col conte suo nipote per recarsi a Torino presso I imperatore. Il giovine Raimondo Berengario giunto in quella città dopo la morte dello zio, vi ricevette da Federico