554 CRONOLOGIA STORICA no con insigne perfidia, e con altra frode Camerino a Giulio di Varano, fatto poscia da lui strozzare con due dei suoi figli. I principali signori d’Italia temendo ciascuno pei loro beni e per la loro vita, si unirono contro quell’usurpatore; ma egli ebbe l’accortezza di coltivarli l’uno dopo l’altro con belle parole c di indurli a recarsi seco lui a far l’assedio di Sinigaglia, di cui il resero padrone in assenza di Francesco Maria del Rovere, prefetto di Roma, che n’era il signore. La ricompensa ch’essi riportarono da tale importante servigio fu quale dovea attendersi da un uomo senza onore nè probità. Entrato Cesare nella piazza, dopo averne fatto uscire le loro genti sotto pretesto che non potevano essere contenute in un alle sue, fece prigionieri i principali tra essi cioè, Paolo degli Orsini, Francesco degli Orsini duca di Gravina, Vitellozzo, Oliverotto, Luigi di Todi; e il giorno dopo, 3i dicembre i5o:ì, fece strozzare in una camera, c non in una pubblica piazza come dice un moderno, Vitellozzo e Oliverotto (Muratori). Il papa avvertito degli ultimi avvenimenti di Cesare, invece di oppor-visi, parve dar opera a renderli compiuti coll’assicurarsi della persona del cardinale Giambattista degli Orsini cui relegò nella torre Borgia. Nel susseguente febbraio egli fu trovato morto non senza sospetto di veleno. Nel tempo stesso Cesare si liberò col laccio di Paolo degli Orsini e del duca di Gravina che teneva prigione. Il fruito che raccolse da queste scel-leraggini e che erasi proposto per esse, fu l’invasione di parecchie terre della casa degli Orsini. Questo non bastava però alla insaziabile di lui avidità. Il mobiliare del cardinale Corneto, il più ricco del sacro collegio, e specialmente il denaro che si sapeva esistere nei suoi scrigni, era un oggetto ch’egli agognava ansiosamente di appropriarsi, e per riuscirvi invitò quel prelato a un pranzo col divisamente di avvelenarlo. Ma accadde che per isbaglio fu confusa la bottiglia di vino da lui a ciò apparecchiata, sicché ne bevettero e l’uno e l’altro. Entrambi ne provarono il funesto effetto, ma sopravvissero però entrambi mercè la forza del loro temperamento. Ecco ciò che convien credere per non dare una mentita a Paolo Giovio che nella vita di Gonsalvo attesta aver sentito da Corneto stesso che quella bevanda gli avea prodotta un’ inesprimibile infiamma-