dei Visconti di limoges 3o3 lire ventiduemilaseicentotredici in risarcimento dei danni inferiti dagli assediali ti (Chron. S. Martini Lemovic.). Nell’anno 1275 la viscontessa Margherita diede la propria figlia Maria in isposa ad Arturo conte di Richemont figlio di Giovanni II e nipote di Giovanni I duca di Bretagna. Arturo non aveva ancora tredici anni e le nozze furono celebrate a Tours. Frattanto non era ancora stabilita la pace tra Margherita e la città di Limoges. Finalmente nel 1276 stanche le parti dei mali di questa guerra domestica convennero di rimettersi al giudizio arbitramentale di Gerardo di Maumont canonico di Limoges e cappellano del re di Francia. Gerardo mentr’era a Parigi pronunciò nel mese di aprile la sua decisione colla quale fissava i diritti rispettivi della viscontessa e della città di Limoges (Bonav. di Saint- Amabl. pag. 582 ). Pareva che un tale giudizio dovesse portare una pace durevole nel Limosino, ma la città di Limoges trovandolo troppo favorevole per la viscontessa ne interpose l’appello al parlamento di Parigi. Il re Filippo l’Ardito richiamò l’affare al suo consiglio, ed ecco la decisione pronunciata rapporto al diritto di batter moneta che formava uno dei punti controversi,. « Diciamo e ordi- 11 niamo che i consoli, comuni, uomini, borghesi e loro » successori non possano d’ora in poi pretendere nulla nel-» la parte della monefa che aveano 0 dicevano avere; ma » che apparterrà tutta intera e di pien diritto a Maria vis-» contessa di Limoges e a suo marito per goderne e averne » la custodia a nome di sua moglie, dopo la quale ne go-» dranno i suoi eredi; eh’essi la farebbero coniare in quel » luogo della lor terra che più loro piacesse senza che il « comune possa opporsi; che saranno al contrario obbligati » ad usarne ad esclusione di qualunque altra eccettuata » quella del re coniata a Parigi o a Tours » ( Du Chdng, Gloss. verbo Moneta). Margherita baldanzosa per tale decreto che l’era pur favorevole sugli altri punti, venne a Limoges ove fece trionfale ingresso quasi in piazza di conquista e si pose in potere dell’autorità giudiziaria. Allora Jacopo abate di San-Marziale le fece intimare di rendergli omaggio come a suo signore immediato, e sul suo rifiuto si impadronì della giustizia facendola amministrare in proprio nome. Margherita appellò nuovamente al parla-