DEI CONTI DI ROSSIGLIONE EC. 3i e pure in quest’anno egli accompagnò il re d’Aragona nel suo viaggio di Roma ove si fece incoronare da papa Innocente III. Questo, pontefice risoluto di distruggere l’eresia degli Albigesi per la via dell’armi, scrisse tra gli altri al conte Sanzio per invitarlo a secondar il suo disegno con una crociata. La lettera che gli indirisse su questo proposito è in data 11 novembre 1209 (Epist. i'òj 1. 12). Nel 1212 si vide Sanzio segnalare il suo valore nella famosa giornata di Naves di Tolosa presso Ubeda, in cui i re di Aragona, di Castiglia e di Navarra riportarono sui Mori compiuta vittoria. Ucciso Pietro II re d’Aragona l’anno dopo alla battaglia di Muret, gli Aragonesi ed i Catalani presero le armi per ritirar don Jayme figlio suo primogenito dalle mani di Simone di Montfort che lo teneva qual prigioniero a Car-cassona e ricusava restituirlo. Il conte Sanzio che li favoriva, spedì loro suo figlio Nugnes Sanzio che fu uno dei loro condottieri (Meni, de Jayme le. 8). Nel tempo stesso il vescovo di Segorbia ambasciatore della corona d’ Aragona a Roma istigava il papa di commettere a Simone di Montfort di restituire il giovine prigioniero ai voti della sua nazione. Dato quindi l’ordine di consegnare don Jayme al cardinale Pietro di Benevento, si avanzarono sino a Nar-bonna a riceverlo il conte Sanzio e suo figlio accompagnati dall’ alta nobiltà di Catalogna e dai deputati de’ comuni. Ivi i conti di Foix e di Commingio, il visconte di Narbonna e gli abitanti della città fecero nel dì 18 aprile 1214 le loro sommissioni al Cardinal legato (Hist. de Lang. t. Ili pag. 239). Risulta da quest’atto che il conte Sanzio e suo figlio promisero al legato pur giuratamente di non togliergli i castelli eh’essi gli avevano dato in ostaggio, nè di levare dalle sue mani, nè dalle persone a cui ei Io avea dato in custodia, il giovine principino. Avendo il legato accompagnato don Jayme in Catalogna, vi convocò 1’anno stesso gli stati a Lerida. Tutti i prelati e signori si recarono a quell’assemblea ad eccezione del conte Sanzio e dell’infante don Ferdinando zii del re. Questi due principi si portavano gelosia l’un l’altro e ciascuno sembrava inteso ad impadronirsi del trono. Ma le speranze che in essi conghietturavansi rimasero deluse, giac-