568 CRONOLOGIA STORICA Gotli intorno l’amministrazione della giustizia, approfittarono della circostanza per porsi sotto la protezione del re di Francia. Filippo il Bello istituì quindi nel 1292 un Cardia-tear della città per ricevere e giudicare in suo nome le appellazioni dei borghesi. Questo magistrato non risiedeva però a Lione, ma a l’Ile-Barbe 0 a Macon. Nel 1298 Filippo diportandosi per unico sovrano di Lione pretese da Enrico di Vil-lars, nuovo arcivescovo, l’omaggio illimitato e il giuramento di fedeltà come prestavano gli altri prelati del regno. Enrico reclamò poscia a papa Bonifacio VIII contra l’autorità ch’esercitava il re di Francia nella città di Lione, e ne fu favorevolmente ascoltato. La quale rottura occasionando reciproci attentati tra i ministri della chiesa e quelli del re, questi nel 1^07 emanò due editti, conosciuti sotto il nome di Filippine, in data entrambi di Pontoise, nel mese di settembre, coi quali fissò l’esercizio dell’una e dell’altra giurisdizione. Questi editti si pubblicarono in conseguenza di un trattato conchiuso il mese di settembre tra il re rappresentato da Pietro di Belle-Perche decano di Parigi e gli agenti dell’arcivescovo. Era detto in esso che il re in tutta la città di Lione e nella baronia della chiesa di Lione al di qua della Saona prenderebbe cognizione delle appellazioni e sentenze definitive pronunciate dal giudice Lay, le quali appellazioni verrebbero aggiudicate al parlamento da due o tre consiglieri del re, giusta il diritto scritto; e che l’arcivescovo farebbe al re giuramento di fedeltà, senza che però i beni della sua chiesa fossero riguardati come feudo regio (Manuscr. de Bethune, n.° gì9.0, fol. 142). Ma sul finire del ¡3o8 asceso alla cattedra di Lione Pietro di Sa-voja, cominciò dal reclamare contro i due editti nonché contro il trattato da cui dipendevano, e ricusò ostinatamente di prestar giuramento di fedeltà. Luigi Hutin, primogenito del re, fu nel i3io inviato per sottomettere quel vescovo eh’ crasi fortificato nella sua città. Egli osò sostenere un assedio, ma il 21 luglio dell’anno stesso, così consigliato dal conte di Savoja suo congiunto, che era nell’armata degli assedianti, si arrese a lui come prigioniero di guerra e fu condotto a Parigi, ove chiese perdono al re che gli fece grazia ad istanza di due cardinali spediti dal papa. La differenza però non fu intieramente ultimala clic nel i3i3, nel