-188- Lazzaro Mocenigo dopo il combattimento, nel quale aveva perduto l'occhio destro, fu inviato a Venezia per portare la notizia della vittoria, imbarcando sulla Capitana di Rodi che era stata catturata nella battaglia. Durante il viaggio egli con~ quistò un nave barbaresca che trasse a rimorchio della galera fino a Venezia. Il Mocenigo giunse a Venezia il .10 agosto e fu accolto dal Senato come un trionfatore; malgrado la sua giovine età, non avendo che ,32 anni, fu nominato Capitano Generale. Alla fine dell'anno mentre stava per lasciar Venezia, al Duca di Brunswich che si recò a salutarlo ed a dargli consiglio di mo~ derare la sua ardente brama di combattere, egli rispose: « Vo~ « stra Altezza sentirà in breve o qualche cosa di grande o la « mia morte )) . Questa ardita risposta fa comprendere quali intenzioni avesse il giovine ed eroico Capitano Generale. Nell'inverno 1656~5 7 i Turchi fecero tutti gli sforzi per approntare una nuova armata e si nominò Capitan Pascià T o~ pal. Nel mese di marzo, desiderando di iniziare la campagna prima che i Veneziani comparissero davanti ai Dardanelli, T o~ pal uscì dagli stretti con 30 galere sperando di occupare di sorpresa T enedo, ma l'impresa non gli riuscì. Lazzaro Mocenigo (fig. 44) giunse il 26 febbraio da Ve~ nezia alle Sdille desiderando di compiere subito qualche im~ portante impresa. Egli fece interzare 19 galere e 7 galeazze e diede ordine al Capitano delle Navi Bembo di recarsi subito «Serenissima Repubblica. di pres"ònte si faceva solo a fine, et oggetto di liberare «il Regno, et sarebbe colpo segnalatissimo valersi della occasione et senza inter­ o valo di tempo alcuno passar alla Canea con trenta Galere sottili di quelle tolte o ai Turchi, ben arredate, tutti messisi alla turchesca, con l'Armata veneta in poca «distanza fìngiendo di inség~ir, non · è dubio, che i Turchi delusi dalla credenza, «che le trenta Galere fossero delle sue le avrebbe dato libera l'entrata nel porto. • Tutto il popolo di Canea sarebbe corso a vedere li suoi, per intendersi come è «passata la giornata, all'hora erasi da darle delle cannonate, et poner piede a o terra, et con l'arma bianca di impadronirsi della città fatto invero gieneroso, et o plausibile, tanto più facile se da Supremi Comandanti fosse dato agli schiavi «liberati uno scudo per testa, et dattoli l'arma, aletati dal utile e dal sacco della «città di Canea, non è dubio che il fatto era riuscibile, con questo stratagiema «erano sicurissimi di ottenere il loro intento. Il porto di Canea è di forma larga «con un molo che tutto lo circonda, fu detto a quel Gientiluomo, che esso vi­«sarebe ben andato, prontissimo rispose che si, sopra una delle Galere Turcl.esche «per ben servir sua Serenità ».