DEI MOKI DI SPAGNA 463 clic por vivine là stessa modesta vita che menava nella sua casa. Non che accrescere ii suo seguito e il dispendio, congedò quella folla di valletti 4 portinai, e gente itiUlìle che consumavano il pubblico erario. Allontanò i delatori e quelli che non viveano se 11011 di calunnie e di litigi, e creo un dato numero di procuratori con stipendio al pari dei giudici; scacciò pure i ciarlatani , gli empirici, e nominò una commissione incaricata di esaminare la capacità dei medici e delle persone addette al servigio degli ospitali: ricondusse l’abbondanza,e di tofdova fece il granajo della Spagna mussulmana. Istituì pure risctiotitori delle imposte e guardama. gazzini i quali doveano rendere ogni anno al senato conto della loro gestione. Del pari sulla polizia si estesero le cure di Djalnvar. il quale ct-eò ispettori per vegliar notte e giorno alla sicurezza dei cittadini : organizzò una guardia civica che pattugliava di notte, disarmava i passeggieri, e arrestava chi non potesse giustificare legittimi motivi di esser fuori di casa ad ore inconvenienti: e perché i malintenzionati non potessero sottrarsi alle ricerche delle ronde fuggendo da uno al-1’ altro quartiere della città, por fece in tutte le strade barriere che nella notte stavano chiuse. Vegliando così incessantemente Djalnvar al mantenimento della giustizia ed alla prosperità de’ suoi sudditi, godeva Cordova della più profonda tranquillità, r i suoi abitatori arricchivano colle arti e il commercio. Allorché partecipò ai wali delle provincie la sua elezione, la più parte con frivoli pretesti si dispensarono dal recarsi a fargli omaggio; e quelli di Toledo. Saragozza, Siviglia, Malaga, Granata, Badajoz limitaronsi a vane proteste di tortesia : ma fingendo Djahwar d'ignorare i loro Progetti d’indipendenza e di anarchia, applaudì al zelo pel ene generale , e li consigliò all’ unione ed alla concordia. I? ambizione peraltro, la Cupidigia, il trambusto delle fazioni e dell’ armi soffocarono la voce del buon re di Cordova ; e la Spagna si trovò in balia di altrettanti tiranni quante erano le provincie. Djahwar, veduto che a poco valevano i suoi paterni consigli, ricorse alla forza, ma nell’ attaccare che fece l’alcaide d’ Acab ila, si trasse addosso una spiacente guerra con Ismaele, re di Toledo, protettore di quel piccolo dinasta. Egli la sostenne con ¡svantaggio, malgrado lo zelo e gli sforzi dei Cordovani, che lo perdettero il sei di