DEI MORI DI SPAGNA 395 vilupóato entro una stretta vallata, ove perdette molta geliti;, ed egli stesso cadde ferito, in poter dei nemici, che,stimando altamente il suo valore c riputazione, curarono le sue ferite e lo trattarono onorevolmente sino che da Air Moundhir fu pagato il suo riscatto. Quella zuffa avvenne sul finire dell’ anno 272 (aprile o maggio 886).Walid era dotto al pari che gran capitana, e le sue campagne vennero da poi esibite a modello per l’istruzione dei giovani militari. Il re Mohammed passeggiava un soggiorno ne’suoi giardini col wali di Jaen, Haschem ben Abdel-ziz, cognominato il Grande,pel suo spirito, cognizioni, valore e belle gesta: questi,incantato di quel delizioso giorno, esclamò: Quante Ielle ebee ha questo mondo, c come sarebbe fcliéc /’ nomo se sottrarsi potesse alla morie! — Ala senza di essa, soggiunse Mohammed^ sarei io re? non le devo forse U trono, donde essa Jece discendere il mio predecessore? La sera stessa^ la domenica 24 safar 273 (3i luglio 886) quel monarca, rientrato appena nelle sue stanze, fu colpito d’apoplessia fulminante in età di 65 anni, avendone regnato trentacinque. Di cento figli che avea avuto da diverse mogli, glie ne sopravvissero trcntalrc,e molti si distinsero nelle scienze e nelle lettere. Uno di essi, Abdel-melck, fu segretario intimo di suo padre. Mohammed accoppiava al talento della poesia quello di una bella calligrafìa, ed era abilissimo aritmetico. Abbellì Cordova di magnifici bagni e lavacri. Nè meno lodaronsi il suo coraggio, la giustizia, umanità, regolari costumi, amore alle lettere, i suoi riguardi verso i dottori della religione e la sua affabilità per le persone che lo servivano. Benché gli scrittori arabi paragonino quel principe,in quanto a prerogative fisiche e morali, col califfo Abdel-melek , uno de’suoi più illustri antenati, che trionfò in Oriente di tutti i suoi nemici j si noterà che le guerre civili ed esterne, che non cessarono di tenere agitato il regno di Mohammed, cominciarono ad indebolire la potenza degli Omcyadi nella Spagna. Disse Cardonne che nel 268 (881) cadde la folgore sulla grande moschea di Cordovajcd uccise a fianco di quel principe due de’ suoi cortigiani. Il fatto non è preciso nè per 1’ epoca nè per le sue particolarità. E di fatto quando scoppiò il fulmine, dicci anni avanti, sul tempio di Cordo-