CRONOLOGIA STORICA particolari verso deposito di merci o di altro pegno; e, «eb-bene queste anticipazioni ecceder non dovessero i due milioni, le inquietezze principiarono a svanire, e ritornò la fiducia. Ben tosto si conobbe che il male reale non era sì grande, come l’aveano fatto credere le grida di quell’allarme, e che principalmente dipendeva dalla mancanza di fiducia: ristabilita questa, gli affari ripresero l’ordinario loro corso. Giunta alla camera de1 comuni la nuova che il governo fatto aveva un accordo colla banca, Wilson ritirò la sua. mozione. Sino dai primi giorni della seduta, le leggi sopra i cereali aveano fermato l’attenzione delle due camere; i cui uflizii non tardarono molto ad esser zeppi di petizioni. Ogni giorno ne giungevano di novelle: quelle degli agricoltori, chiedevano che le loro leggi non fossero cangiate; le altre degli artigiani cd operai, supplicavano chc fossero rivoca-te. E certo che tali petizioni, cosi diametralmente opposte, valsero molto a far supporre a’ più rozzi, che le due classi di cittadini, da cui erano presentate, mantenessero tra esse ostili sentimenti; ma la gente istrutta e sagace sapeva bene che ciò non era punto vero. I ministri avvisarono, che la prudenza vietava il trattenersi su quell’ oggetto nella presente sessione, benché convenissero che presto o tardi bisognasse occuparsene. Il punto del maggior timore negli agricoltori era che il grano straniero potesse cadere ad un prezzo si basso, che loro togliesse il modo di sostenerne il confronto. Le relazioni sui valori del grano nei porti del Baltico erano sì vaghe ed incoerenti, che il governo inviava sul continente Jacob, uomo versatissimo in questo commercio, a raccogliere esatte nozioni sopra i frumenti ne’ paesi meridionali del Baltico, sino al momento in cui si imbarcasse. I documenti che desso rimise ai ministri, vennero stampati per essere sottoposti al parlamento. Gli avvocati per la revoca delle leggi esistenti, colsero tutte le possibili occasioni onde accusare il governo di ritardare, senza bisogno, la discussione di una quistione, che, dìcevasi, angustiava tutte le classi, e di cui o tosto o tardi