DEI RE D’INGHILTERRA speriti del commercio: è falso l’asserire che, ritirandoli oggidì, si priverebbero le manifatture ed i rapporti com* uìerciali delle facilità loro necessarie. Nel 1820, 1821, 1822, la zecca ha battuto venticinque milioni di lire in sovrani di oro, nè se ne esportarono che sette milioni duecentono-vemila lire. Negli ultimi sei mesi, ne entrava un milione, per cui si possono calcolare dicianove milioni rimasti in paese. La quantità dei viglietti di banco in giro non può essere che approssimativamente presunta in tutte le epoche: si può calcolarla prendendo a base il numero dei timbri, e quindi, a somma media dei tre ultimi anni, doveano essere in giro, nel i8a5, poco più di sei milioni di lire. Ora ella è, senza dubbio, meno considerevole, mentre la neccessità di pagare in oro, ha costretto i banchieri a non trarre più viglietti che non poteano porre in giro, e per tal modo una vistosa- proporzione di oro venne diffusa nqP le provincie. E presumibile dunque che ora i viglietti dei banchi provinciali non superino i quattro milioni. La possibilità di supplire in tre anni al vuoto prodotto dal ritiro di questa somma, è dunque il solo punto a discutersi sulla nosta misura. In qualche luogo produrrà degli ostacoli egli imbarazzi} questi inconvenienti però non possono essere generali, nè di tal natura da vietare al parlamento l’applicazione del rimedio ai mali che abbiamo patito. Nel 1820, i viglietti in giro della banca di Inghilterra, sommavano a ventitré milioni ottocentosettantacin-que mille lire} nel 1822, non ascendevano che a diciotto milioni : questa è una differenza molto più considerevole di quella che può derivare dalla misura proposta, eppure quel vuoto fu riempiuto, essendosi in quei tre anni coniati venticinque milioni di pezzi di oro. Dietro a ciò il ministro propone a risolversi: tutù i viglietti di banco al disotto di cinque lire, timbrati innanzi il 5 febbraro 1826, potranno restarsi in circolazione sino al 5 febbraro 1829, e dopo questa epoca non avranno più nessun valore. » I sistemi delle banche d’Irlanda e principalmente di Scozia, differendo da quello dell’ Inghilterra, erano eccettuati dalle disposizioni dell’atto. Questa proposta, combattuta da Baring e da altri come insufficiente e perniciosa, venne difesa da Iluskissoi, iv in." t.° vii.0 11