DEI RE D’INGHILTERRA >4“ Non abbiamo verun motivo per favorire l’uno a spese degli altri. Opino dunque che i navigli di ogni paese debbano godere della stessa facoltà di quelli degli Stati-Uniti dell’America settentrionale. » Huskisson andò anche più oltre e propose di aprire il commercio delle colonie britanniche a tutti i paesi amici, salve alcune modificazioni particolari e restrizioni, relativamente alle armi da fuoco, alle munizioni da guerra, allo zucchero ed al rhum nelle colonie, che tali derrate producono: il commercio tra quelle colonie e i paesi stranieri permettersi, tanto con navigli inglesi, quanto con legni esteri i quali ultimi potevano importare qualunque merce quivi prodotta o fabbricata ed asportare dalle colonie tutte le mercanzie indigene o manufatturate tanto nel paese donde procedevano, quanto in qualunque altro, meno il Regno-Unito e sue dipendenze. Qualunque commercio tra la metropoli e le colonie o direttamente'o indirettamente c qualunque commercio delle colonie tra esse, si dovea riguardare qual commercio di cabottaggio riservato interamente ed esclusivamente al Regno-Unito e sue dipendenze. Tale regolamento manteneva le basi delle le^gi di navigazione e tuttavolta lasciava godere alle colonie di uu commercio libero coi paesi stranieri, senza infrangere i principii di quelle leggi relativamente al commercio estero in forza delle quali ií carico dev’ essere una produzione del luogo cui appartiene il legno. L’importazione delle merci straniere nelle colonie venia assoggettata a dazi moderati quali fossero sufficienti per assicurare il vantaggio alle merci britanniche dello stesso genere. Que’ dazi doveano far parte della rendita di esse colonie. Per incoraggiare il commercio del Regno-Unito e delle sue colonie coll’America meridionale, Huskison propose di stabilire in queste alcune porti franchi. » Non può dissimularsi, diss’ egli, che ciò non sia introdurre un gran cangiamento nel nostro sistema coloniale; se questo sistema è adottato dal parlamento, produrrà effetti differenti nelle nostre colonie a zucchero, e nei vasti nostri possedimenti del continente americano settentrionale. Aprendo i nostri zuccheri coloniali al commercio delle altre nazioni, assicuriamo loro mezzi più numerosi per provvedere ai loro bi-P.' Ili." T.° VII.0 io