464 CRONOLOGIA STORICA anni consumata erasi la rivoluzione della Spagna, ed il te stava prigione: la costituzione delle Cortes, che lasciava il fiotere esecutivo disarmato, minacciava la nazione di una unga e dolorosa anarchia. Quella scintilla elettrica po-tea diffondersi nel Portogallo, e riaccendere un foco, che estinto ancora non era nell’Italia, e che sovente destavasi in ardenti scintille, ad onta della forza di compressione che frescntavano le armate straniere ivi stanziate. Anche nella rancia, la pace sociale era ben lunge dall’essersi perfettamente consolidata. Alcune fazioni sognavano la repubblica, altre un rampollo di Bonaparte: cospirazioni, tanto criminose nello scopo, quanto assurde nei mezzi, si riproducevano senza interruzione. L’impunità avrebbe forse terminato coll’assicurare l’esito; ed allora la pace dell’Europa sarebbe stata annichilata, c la sua condizione problematica di nuovo. Il gabinetto di Austria mostrava adunque una prudente previdenza nell’ addottare gli spedienti neccessari, onde prevenire un’altra dissoluzione del corpo sociale. 25 marzo. Vedemmo sopra, che il gabinetto di Vienna offerto aveva la sua mediazione per definire le contese tra la Russia e la Turchia, e che gli sforzi dell’internunzio austriaco nulla valsero presso al divano. Nel 28 febbrajo, il reis effendi indirizzò una nota poco conciliatoria all’ inter-nunzio, il quale la spediva al suo gabinetto. Veniva dessa respinta quindi all’internunzio, coll’ordine di dichiarare alla Porta, che siffatto documento esser uon poteva accettato, mentre era affatto opposto al linguaggio ed alle antecedenti assicurazioni del ministro ottomano; che perciò la Corte di Vienna lasciava al divano tutta la cura di racconciare da se stesso le sue differenze colla Russia, rinunciando l’Austria alla offerta mediazione. La nota del Beiseffendi conteneva dieci fogli in quarto, non era piena che delle pretese lagnanze della Porta contro la Bussia. Pensavasi non potersi ottenere altra risposta dal divano, o se pur ne dava altra, sarebbe dessa più insultante ancora. Il governo intanto giudicò opportuno di nulla pubblicare sugli avvenimenti di Costantinopoli, sino a che note non sieno le disposizioni della Russia. Nel 16 aprile, il risultato delle conferenze tra il principe di Mettermeli e de Tatisceff, ambasciadore della Rus-