Per lo più i manoscritti e soprattutto i Registri sono benissimo conservati ; ma le Filze o collezioni di documenti originali offrono qua e là le traccie delle ingiurie del tempo. Rispetto ai dispacci d’Inghilterra, la maggior parte è in ottimo stato ; alcuni peraltro, come quelli del-l’ambasciatore Michiel, al tempo della regina Maria, hanno i margini guasti e malconci, quantunque il testo sia intelligibile pressoché sempre. Altri soffersero grave danno dall’ umido : le lettere del secretario Agostini, dal 1642 al 1645, e quelle particolarmente che furono scritte negli ultimi mesi del 1644, sono perciò siffattamente sbiadite, che in molte parti non possono leggersi affatto. Scritture d’età più tarda e, comparativamente, moderne, come le lettere del secretario Imberti nel 1732, e dell’ambasciatore Cappello nel 1746, furono danneggiate assai gravemente dalla corrosiva qualità dell’ inchiostro e non si possono leggere senza difficoltà. Nondimeno negli scaffali dei Frari la buona conservazione è così costante, che i guasti non possono considerarsi che un’ eccezione. Il decreto che ordinò il registro dei Fatti e dei Coni-memoriali non si è conservato e non ha data certa ; ma molto probabilmente deve riportarsi al dogado d’ Andrea Dandolo, l’annalista di Venezia, l’amico del Petrarca, principe che lasciò molte prove della sua sollecitudine per gli archivi nazionali (1). L’atto più antico che si conservi, relativamente alla sicura custodia delle carte di Stato della República, emanò dal Maggior Consiglio a dì 23 aprile 1402 : un secondo decreto stanziossi allo stesso (1) V. una sua lettera publicata da Romanin : Storia documentata di Venezia, voi. I, pag. 354-355.