— 130 — della regina ; e credette sufficiente un inviato che risedesse alla corte di Filippo, re di Spagna e d’Inghilterra ad un tempo ; e l’ ufficio del commercio veneto prese i provvedimenti opportuni, affinchè il console sostenesse le parti d’ ambasciatore e di secretario. Il 30 Maggio 1559 erasi proposto in Senato di spedire un ambasciatore alla regina Elisabetta, ma fu vinto un ammendamento (scontro) che differiva questa elezione fino che si vedesse come passassero le cose in esso regno, e per altm rispetti ben noti al Senato (1). Dal registro secreto rileviamo del pari che nel 1576 fu riproposto, ma non fu vinto il partito di spedire 1’ ambasciatore. Quanto fosse rispettata la Signoria, e quanto fosse punta Elisabetta dal suo isolamento, può argomentarsi dal fatto che, altera ed imperiosa coin’ era, non lasciò intentato alcun mezzo per conseguire dalla Republica questa testimonianza di stima. Durante il suo regno ogni nobile veneziano che giungesse in Inghilterra era trattato col rispetto dovuto a un ambasciatore, e incaricato più o meno direttamente d’un messaggio alla Signoria, per invitarla a riannodare le relazioni diplomatiche. Una lettera molto importante fu scritta alla fine. del 1575 da tre giovani patrizi, a cui la regina aveva particolarmente commesso il cómpito di mediatori (2). (1) Esposizioni Principi, voi. I, face. 9 et seqq., Deliberazioni del Senato, voi. LXXI, face. 98. (2) La lettera rappresenta in modo sì pittoresco il successo, che al lettore non ispiacerà di leggerla intera. Essa si trova nelle Deliberazioni del Senato, Secreta, Filza 46, alla data del 25 Febbrajo 1575, m. v. « Noi Zuanne Falier, Marc’Antonio, et Zuanne Mocenigi,