— 67 — una pensione di 150 ducati d’ oro, di cui tristamente dice nel suo testamento : Zuro a Dio e nulla alla grandissima fatica lio auto. Egli era povero : e una volta fu assoggettato all’ umiliazione d’ essere per 24 ore imprigionato per debiti dalla malizia vendicativa d’ un de’ suoi pari ; e colla minuziosa ingenuità che gli era abituale egli descrive tutti i particolari dell’ orribìl caso, il luogo appunto ove la sbirraglia lo colse, e le stinche ove scontò la breve prigionia immeritata (1). Sanuto solea consacrare le proprie rendite ad intenti letterari, che al suo tempo traevanb con sè grandi spese: e gli accadeva talvolta di privarsi del necessario alla vita per provvedersi la carta, e sopperire al dispendio di rilegare il più grande de’ suoi lavori. Questa confessione gli sfugge nella sua risposta al Consiglio dei Dieci, che gli chiedeva volesse allo storico Bembo permettere di raccogliere dai suoi Diari le necessarie notizie : egli sentì senza dubbio qualche gelosia, qualche pena, al pensiero che il verboso e pedante cardinale gli toglierebbe quella gloria, la quale era 1’ unica ricompensa eh’ egli potesse sperare alle sue mal rimunerate fatiche. S’egli avesse potuto prevedere quanta importanza avrebbero acquistata i suoi volumi più tardi, e come ne sarebbe stato da sovrani rivali disputato il possesso," i suoi desideri di gloria postuma sarebbero stati ben paghi ! Dei secretari-annalisti, che appresso furono eletti dai Dieci, e che si possono riputare i successori di Marino Sanuto, cinque volumi esistono ai Frari e cinquantotto a Vienna ; ma lungi dal somigliare a quei vivi e pittoreschi (1) Diarii, 19 dicembre 1516.