— 76 — doveva morire ; — e come allo schiavo di qualche imperatore romano o di qualche despota orientale, le fu ordinato di farsi carnefice di sè stessa. Il 12 maggio 1797, il Maggior Consiglio, confermando due parti prese a di 1 e 4 di esso mese, diede ai suoi negoziatori pieni poteri per discendere a trattative col comandante supremo dell’ esercito francese ; e 512 voti affermativi, con soli 30 voti contrari e 5 non sinceri, decretarono che si stabilisse un governo provvisorio (1), proclamandosi tosto una Republica democratica affratellata a quella di Francia. Antiche profezie, delle quali alcuna si trova tre secoli prima ricordata e commentata con gravità dal Sanuto, attribuivano alla Francia gli estremi destini della Republica ; ma chi considera l’evidente probabilità che aveva sempre esistito d’un tal destino, non crederà necessario d’ attribuire siffatte predizioni ad una preveggenza più che ordinaria. All’ improvviso cangiamento del governo, la schiuma (siccome suole accadere in cosiffatti ribollimenti del corpo politico) salì alla superficie, ed avvennero in ogni parte ruberie più o meno velate. Francesco Donà, ultimo soprintendente patrizio degli Archivi della Secreta, si ritirò : il governo provvisorio se ne impossessò in nome della libertà, dell’ eguaglianza e dellg, sovranità del popolo ; e il saccheggio incominciò. In primo luogo la Republica liberatrice volle aver parte al bottino della sua sorella adottiva. Un articolo secreto del trattato di Milano avea stipulato che venti pitture e cinquecento manoscritti dovessero consegnarsi al conquistatore. Non s’era fatta menzione (1) Romanin, voi. X, parte II, face. 178-179.