— 186 — Enrico Ellis (voi. Ili, face. 318), 1’ ambasciatore inglese sir Gilberto Talbot dice d’aver fatto al Doge una relazione cosi toccante della giornata di Marston Moor che strappò al buon vecchio le lagrime e, che più è, la promessa d’ajutare il Re di danaro, d’uomini, d’ arme. Non è probabile che il doge Erizzo, uscito da una famiglia poco inclinata a commoversi (1), fosse trascinato dai suoi sentimenti a tal segno da promettere più di quello che i Dogi dell’ antico tempo, i quali erano in verità il potere motore dello Stato, avessero potuto osar d’ attenere. Ma sir Gilberto soggiunge che il Doge raccolse straordinariamente i Pregadi, e ottenne jin decreto conforme alla sua promessa. Contraddicendo compiutamente a cosiffatta relazione, gli atti del Senato e del Collegio, che saranno rubricati al loro posto, mostrano che la Signoria limitossi alle usate frasi di stima e di condoglianza; e prudentemente rispose alla domanda d’un prestito, scusandosi colle dispendiose guerre che sosteneva allor contro i Turchi. Non deve peraltro il lettore formarsi un troppo alto concetto dei servigi che alla causa della verità istorica può rendere lo studio degli Archi vi di Venezia. La somma delle piccole correzioni, piuttosto che l’importanza di ciascheduna considerata da sè, può rendere manifesto il valore dei documenti contemporanei. Non è da avere una soverchia fiducia che i nostri sforzi coroni lo scioglimento d’alcuno dei grandi problemi storici ; possiamo mirare a questo premio come ad un evento possibile, che (1) Correva in Venezia, a questo proposito, un proverbio popolare : « Nè Mocenigo povero, nè Erizzo pietoso, nè Balbi » ricco ecc. »