— 40 — ministro veneziano aveva obbligo di fare relazione scritta d’ogni partito preso, d’ ogni notizia rilevata ; e, per singolare che fosse la sua intelligenza o il suo zelo, non potea mettere le mani innanzi a un collega od oltrepassare d’ un apice il suo mandato. Ogni ramo d’amministrazione, ogni magistratura aveva un Archivio proprio, dov’ erano accuratamente disposte le filze dei documenti originali e i registri, nei quali essi documenti venivano o trascritti o riassunti dai secretar!, sotto la direzione d’ un soprintendente, nominato proprio a quest’ uopo. Le scritture antiche delle diverse confraternite, consorterie, conventi ed altre comunità laiche ed ecclesiastiche, erano conservati con egual cura; e tutti questi molteplici documenti, riuniti dall’imperiale governo, furono dai loro vari depositi trasportati nel convento appartenuto già ai Francescani, detto volgarmente dei Frari, di cui non riempiono men che 298 camere e sale spaziose. Gli Archivi, le cui ricchezze concorsero a formare questa grande raccolta nazionale, secondo le indicazioni dell’ abate Cadorin (1), non sono men che 2276,*e i volumi e i fascicoli che vi sono compresi, secondo il medesimo autore, ammontano a 12.000,0.00, numero, ei dice, il quale non deve parere incredibile a chi consideri che gli armadi rivestono le muraglie da cima a fondo, e gli scaffali hanno una estensione in lunghezza di 17,438 piedi, e i volumi vi giacciono disposti in doppia linea e stipati in maniera da occupare il minore spazio (1} Venezia e le sue lagune, voi. II, parte II, Appendice, face. 1-25. Venezia, 1847, Antonelli.