* — 70 — menti di sopra, annunziarono che qualche inavvertenza, sfuggita probabilmente negli apparecchi del convito o nelle sue conseguenze, avea prodotto uno spaventevole incendio. Le fiamme agitate da un gagliardo vento si stendono rapidamente. La sala del Collegio, 1’ anticamera e la vicina sala d’ entrata sono distrutte, e così pure la sala del Senato, e i camerini a tetto della Cancelleria, coi loro scaffali e alcune casse piene di carte e di filze. Tutto insieme 1’ edifizio, non esclusi i camerini a tetto dei Dieci e la chiesa di S. Marco, era minacciato, e ne seguì, per conseguenza, una notte di spaventevole confusione. Dalla circostanziata ma non molto chiara relazione che ne dà il Ceremoniale, o libro delle ceremonie del palazzo ducale num. 1, sembrerebbe che la confusione fosse accresciuta da un tumulto popolare, durante il quale v’ ebbero rotte alarne prigioni, dalle quali molti carcerati fuggirono. Se non che quanto poteva farsi, fece la calma e la prontezza dei capi del governo. Il Doge con alcuni consiglieri si ritrasse negli appartamenti sulla piazza di S. Marco, che appartenevano al cavaliere e procuratore Giovanni da Lezze, uomo su cui dovremo poco dipoi trattenerci, perchè fu il primo ambasciatore in Inghilterra, e il cui nome, quantunque non esista più il Libro d’oro, appartiene ancora alla nobiltà inglese, perchè fu l’antenato dei conti di Dartmouth. Il Ponte della paglia, che unisce la piazza di S. Marco colla Riva degli Schiavoni, fu sgomberato dalla folla, ed occupato da soldati ad agevolare il passaggio dei lavoratori del-F arsenale. Questi col loro intelligente ardimento riuscirono a spegner l’incendio, e la Signoria, per manifestare la sua riconoscenza a’ioro servigi, ordinò che fosse