— 220 — donna, eh’ ella recavasi a noja. Come infine s’inducesse a mettersi in mare, non ci.vien detto; ma questa e tutte le altre cause d’indugio sono accennate dall’ ambasciatore con una calma e un’indifferenza, le quali dimostrano all’ evidenza che, a senno di lui, nè 1’ Arciduca nè il suo seguito ebbero mai alcun vero sospetto d’ essere trattenuti a forza sul suolo inglese (1). (1) Non sarà inutile riportare le parole proprie dell’oratore veneziano, non solo per la singolarità degli avvenimenti ohe narrano, quanto per l’importanza di due personaggi, come Filippo il Bello e Giovanna di Castiglia, illustri, non fosse altro, per aver dato i natali all’ imperatore Carlo V. Il registro delle lettere di Vincenzo Quirini si trova oggidì nella Biblioteca Marciana (Classe VII, Cod. MCXXIX). Or ecco i dispacci : « Ser.me P. » Non havendo prima che mo potuto trovar messo de man-» dar le aligate al Consule de Londra, che le adreze ad V.» » Ser.tà, l’è venuto qui uno zentilhomo del Ser.mo Re de » Castiglia, mandato da sua,Maestà per darne adviso de la sua »bona valetudine, et come l’a deliberato venirsene per terra » ad queste parte, che sono le extreme de l’isola verso Spa-» gna. Dicto zentilhomo, de ordine de la Maestà prefacta, mi » è stato ad visitar cum demonstratione molto amorevole, et » mi ha narato la fortuna grande hebe Sua Maestà, che, da » esser sumerso infuora, non credo may homo havesse tale. » Steteno immar tutto el mercore e tuta la zuoba fino sera, » che non poteno prender porto, nè redurse in loco de salva-» mento, et, inter cetera, oltra el libar de artigiarie la coperta, » et de tute cose, volendo im tracto calar la velia, la furia » del vento la portò nel agua, et steteno una meza hora cum » la nave, imgalonada, che la poteno rehaver ; et se mancava » lo adiuto de uno sollo marinaro, che tre volte se gettò al » agua, et talgiò alcune corde de la velia, et fece susperar la » nave, non haveano remedio alcuno, et za el el (sic) patrone » et piloti et marinari erdho del tuto persi et abandonati ; et