— 127 — La corte inglese non era legata da veruna di queste leggi, nè da verun costume stabilito, il quale determinasse 1’ ordine, la condizione e neppure la patria del-F ambasciatore. Il primo ambasciatore, di cui abbia potuto avere certa notizia, inviato da un monarca inglese alla República veneta, è frate Riccardo, vescovo di Bisaccia nel regno di Napoli, suddito e cappellano di re Roberto. Egli fu accreditato nel 1340 da Edoardo III presso il Doge Gradenigo, per annunziare uffizialmente eh’ egli aveva sfidato Filippo di Yalois, ed erasi dichiarato pronto a sostenere eh’ egli era 1’ Unto del Signore, col-F affrontare i voraci leoni in compagnia del suo rivale, ovvero (ordalia meno pericolosa) col toccare gli ammalati di scrofole. Il vescovo domandava anche un prestito di quaranta galere, e, a nome del suo padrone, offriva al Doge di accogliere uno o due dei suoi figli alla corte d’Inghilterra, perchè vi compiessero la loro educazione. L’ ultimo inviato inglese a Venezia fu sir Riccardo Worsley, e 1’ ultima partecipazione ufficiale che egli fece al Collegio fu la vittoria navale del Capo S. Vincenzo. Ma troppo lontano era quel lampo sull’orizzonte, a rianimare il coraggio della República condannata. Il 12 erano Ambasciatori. Oltre agli Ambasciatori, eh’ erano sempre patrizi, come accenna l’Autore, vi avevano anche altri ministri di secondo ordine, che s’intitolavano Residenti, i quali si traevano sempre dall’ ordine dei segretari. Tali appunto erano (per tacere del Residente a Milano presso il Governo della Lombardia Austriaca, che non si saprebbe parificare agli altri), i ministri che la República, anche negli ultimi suoi giorni, manteneva presso le corti di Londra, Napoli e Torino. Io però non faccio che accennare il fatto (Nota dei conte Girolamo Dandolo).