— 71 — loro distribuita una ricompensa di cinquecento ducati. La'rifiutarono essi, e, stretti ripetutamente dal Doge, acconsentirono a consultarsi col capitolo della loro consorteria, il quale unanimemente rifiutò qualsivoglia rimunerazione. In pari tempo i secretar! e i loro assistenti arrischia-% rono generosamente la vita per trasferire gii Archivi dai camerini a tetto dov’erano collocati. I manoscritti nella maggior confusione furono trasportati alla Zecca, nelle case vicine, e in qualunque luogo potea parere a proposito ; ed ivi per alcuni giorni furono lasciati nel maggiore disordine. Come si potè prima, essi furono riuniti e dentro a sacchi portati nei camerini dei Capi dei Dieci e della cancelleria : ma chi poteva determinare ciò che mancava ? La Signoria era in pensiero non di ciò che le fiamme avessero divorato, ma di ciò che poteva esser venuto nelle mani del volgo profano. Emanò dunque un severo decreto che intimava pena di morte a chi non avesse, in un certo spazio di tempo, riportato all’ufficio dei Dieci tutti i libri e le carte, di qualsivoglia genere o specie, appartenenti alla República, che, non importa come, fossero venute in sua mano : e, sotto pena d’essere considerati complici della colpa, e degni perciò di una stessa pena, invitava tutti a denunziare qualunque avesse contravvenuto al decreto. Molti frammenti staccati, molti libri e molte carte furono riportate per conseguenza ; ma quantunque noi non sappiamo che alcuno fosse dichiarato colpevole e punito della disobbedienza, possiamo argomentare dall’ indole della natura umana che alcuno, senza cagione corrispondente, incorresse lo spaventevole rischio di trattenere quanto apparteneva