CRONOLOGIA STORICA Doversi mantenere in vigore la costituzione del 1772 m ludo ciò clic non sia contrario all’atto presente. Terminata la lettura dell’atto d’unione e sicurezza, chiese il re se l’accettassero gli stati come legge fondamentale. Nel clero, i borghesi c l’ordine nei coloni riportò una maggiorità decisa per l’aifermativa; ma la pluralità dei nobili si dichiarò per la negativa, e ne fu rimessa la discussione alle camere degli stati. Nel giorno stesso gli oratori pel clero, la borghesia e i paesani segnarono l’atto a nome del loro ordine. La nobiltà non vide di buon occhio le dispositive di quell’ atto, e il re,volendo schivare quanto potesse aver l’aria di sorpresa e di violenza, consegnar fece a quell’ ordine copia dell’atto perchè avesse a deliberarne in particolare; continuando intanto il principe nelle sue negoziazioni col comitato della dieta. Acconsentirono gli stati di accollarsi tutti i debiti di già contratti, e dare a prestito al re 1,200,000 risdallcri per sostenere le spese che richiedeva la continuazione della guerra. Dopo ben tre settimane , la nobiltà deliberò intorno l’atto di unione e sicurezza,ricusando di segnarlo e facendovi alcune rimostranze: sosteneva essa che introducesse un cangiamento assoluto nella costituzione, e che a farlo Ìassarc si richiedesse il consenso di tutti gli quattro ordini, ssa non potea vedere senza segreto rammarico distrutte tutte ad un tratto le distinzioni e prerogative di cui era da tanto tempo in possesso; sdcgnavala contra il re l’imprigionamento seguito di parecchi de’suoi membri i più distinti; parecchi nobili che coprivano impieghi alla corte o nell’armata si dimisero, e le loro mogli tralasciarono di intervenire alla corte ed agli spettacoli. Il re considerava come ultimata la quistionc relativa alla nuova legge fondamentale, essendo stata unanimemente accolta da tre ordini; ma pur non volendo insorgesse più mai dibattimenti, chieder fece il 16 marzo alla nobiltà la sua decisione intorno quella legge. Trentatrc discorsi si pronunciarono nell’argomento alla camera dei nobili,e l’atto fu rigettato. Allora il re mandò al castello il marescial- lo della dieta e gli dichiarò alla presenza degli oratori de-