DE’RE DI NAPOLI E DI SICILIA 3o5 fcgli avrebbe avuto ¡1 maggior bisogno di riposo, c Mack non allentava punto la sua marcia. Di già le colonne di Wi-cheroux e di S. Filippo erano state sbaragliate negli Abruzzi. L’opinione pubblica ascrisse tale disastro alla condotta dei due generali che le comandavano, ma l’uno fece constare la sua innocenza in un consiglio di guerra, e non si parlò più dell’altro. Del resto in tutte tali circostanze fa duopo diffidare del giudicio dei popoli: essi non opinano che dall’esito, e non si s’inganna meno nel biasimo che nella lode quando si pesa su quella bilancia le azioni umane. Il generai Mack; che non avea neppur pensato a stabilire comunicazioni pronte e sicure tra i differenti corpi della sua armata, le cui operazioni sembravano abbandonate alla sorte, non seppe che assai tardi un avvenimento la cui conoscenza avrebbe probabilmente fatto cangiare tutti i suoi piani. Egli marciò senza posa e senza darsi pensiero di ciò che avvenisse dietro lui. Il re stesso partì da Napoli il 22 di novembre; Mack giunse a Roma il 27 di quel mese,e il re due giorni dopo. La sua armata avea fatto in cinque giorni una strada per cui ne sarebbero occorsi quindici. Essa avea sofferto non solo le fatiche di una marcia forzata, ma tutte pure le privazioni delle cose di prima necessità; diserzioni , malattie ne aveano di molto diminuito il numero. Essa avea avuto appena cinque ore di riposo,che ricevette l’ordine di portarsi innanzi sino a Civita Castellana, senza trovare sulla strada fattale percorrere nè viveri nè provigioni; e giunta al suo destino le mancò il pane pel corso di tre giorni; essa era in deplorabile stato,e generale era lo scontento del soldato. Championnet, che prima dell’ingresso dei Napoletani comandava in Roma le truppe repubblicane francesi, saputa appena la marcia dell’armata di Napoli, partì dalla capitale del mondo cattolico, lasciando guarnigione in Castel S. Angelo all’oggetto di unire le poche forze da lui comandate ed attaccar egli stesso il nemico; ed avea preso posizione a Civita Castellana,ove s’incontrarono le due armate. I Francesi erano in piccolissimo numero, ascendendo appena a 16,000 uomini, e si apparecchiavano ad attaccarne oltre 60,000; mai primi erano pieni di vigore e di forza, mentre i Napoletani succumbevano sotto il peso delle fatiche e dei bisogni. D’altronde Chara-P.r III." T.° IV.0 20