CRONOLOGIA STORICA i piombi per esser posta sotto i tetti coperti di piombo del vasto* edilizio occupato dalla signoria di VcDczia presso la chiesa di S. Marco. Iponi erano angusti camerotti situati ove non penetrava diretta luce. Veramente quest'’erano prigioni assai tetre, nè confortate da aria libera; ma da grandissimo tempo non se ne faceva più uso. Quanto all’esecuzioni secrete,comandate dagl’invisibili Inquisitori di Stato, quando pure realmente avessero avuto luogo un tempo, questo tempo sarebbe stato di un’ epoca remotissima. Del pari le bocche marmoree o di bronzo,aperte nel palazzo ducale per ricevere le denunzie, non servivano più, come il rimanente,se non per ¡spaventare, nò da molt’anni se ne facea verun uso. Nel giorno la si raccolse per l’ultima volta ¡1 gran Consiglio in numero di cinquecentotrentasette indivìdui, che non era il numero legale per deliberare. Comunque sia,non era ancora sciolta la tornata, che si sentirono alcuni colpi di fucile sparati sull’acqua in segno di addio dagli Schia-voni, che, rimasti indietro, stavano per partire verso il loro paese. Ciò sparse l’allarme per la sala del Consiglio,e tutti i membri abbandonarono i loro posti gridando: Ai voli : ai voti. La presa risoluzione fu sanzionata da cinquecentodo-dici voti, con venti contrari e cinque bianchi. Dicevasi nel decreto che, visto la necessità di provvedere al mantenimento della religione, della vita e delle proprietà di tutti gli abitanti degli stati veneti, verrebbero confermati i poteri conferiti il i.° e 4 di quel mese ai deputati del senato per raggiungere così importante scopo; soggiugnendosi che, dietro i rapporti precedenti dei medesimi deputati, veniva dal gran Consiglio adottato il sistema proposto di un governo rappresentativo interinale in quanto si trovasse esso in accordo colle viste del generale in capo dell’armata francese in Italia. Il Consiglio si separò tumultuariamente, e l’antico governo trovossi del tutto abolito, senza che nulla gli fosse stato sostituito. L’inquietudine degli animi trasse molta gente alla piazza di S. Marco, non che sulla riva degli Schiavoni, luogo il più vicino al palazzo ducale; e il terrore comunicandosi via via giunse sino alle ultime località del paese.