DELLO STATO DI VENEZIA 199 E nella capitale e ne’capoluoghi tutto era anarchia c disordine; tutto obbediva ad un giogo militare, c sotto oppressorie requisizioni. I commissarii francesi manumettcva-no l’argenteria delle chiese: depredati erano i monti di pietà, e sequestri apposti sulle abitazioni appartenenti a veneti patrizi. Quelli che solevano deporre a Fusina, margine delle lagune dalla parte di Padova, le proprie vetture, giacché a nulla servivano in una città posta in mezzo all’ acqua, intesero bentosto eh’erano passate in potere di invidui addetti all’armata francese. Al momento delle sue prime aggressioni contra lo stato veneto essa armata avea incontrata della resistenza, di cui ebbe molto »'sorprendersi, clic le opposero gli abitanti dei Ìiaesi di montagna, sudditi della repubblica e costantemente edeli alle sue leggi; nè la forza militare avea potuto riuscire a reprimere il paese alfatto agreste del Vicentino, detto dei Sette Comuni, ove si conserva la tradizione dei Cimbri disfatti da ¡Viario, ove si parla tuttavia un linguaggio consimile od analogo all’antico. Poche aveavi popolazioni clic più di quella fosse ligia a S. Marco. Con di'creto del 1 settembre fu ordinato di raccogliere in una sola cassa il prodotto delle rendite di tutti i conventi, confraternite ed altri stabilimenti religiosi dell’antico stato veneto, per essere erogato a sollievo dei poveri, malati ed impossenti; promettendo pure servirebbe esso al mantenimento dei patrizi più indigenti. L’ amministrazione di quella cassa veniva affidata a.tre individui, invitato l’ex doge Manin ad unirvisi. A misura clic ritardavano i Francesi a far conoscere il destino dei Veneziani, come nazione, tanto più sembrava sinistro il loro silenzjo. L’incertezza però dovea cessare nel mese di ottobre, dopo che da un anno il pftsc era trattato come cosa di conquista. Nelle conferenze di Sfilano i commissarii della repubblica erano stati lusingati che, ove essa fosse concorsa nelle viste della Francia, al suo territorio sarebbesi unito il Ferrarese, la.Romagna e forse anche il porto d’Ancona. E Bo-naparte, non contento di> pascere con chimere il deputato Battaglia, Dandolo, Zorzi % gli altri mUnicipalisti cui,facca giocare a suo talento, divisò di mandar sua moglie a Ve-