DEL DUCATO DI MILANO forza quanto non era loro riuscito di avere colla via delle persuasive. Bentosto si sparse ovunque la voce dell’awicinarsi delle milizie cisalpine, e sull’istante si spedì un corriere da Lugano a Milano, colla mira di antivenire le ostilità. Ciò avvenne il 4 febbraro 1798. Alle 5 del mattino della domane sbarcarono nella borgata duecento soldati stranieri, giunti pel lago di Lugano, annunciando il progetto di determinare a qualunque prezzo la riunione di quel paese alla repubblica cisalpina. Giovinetti dello stesso paese marciavano alla testa della truppa sedicente l’antiguardo di più ragguardevole colonna. Si battè tosto la generale: i capi del partito elvetico già erano in atto di opporre forza a forza, ed accorrevano da tutte parti volontarii per secondarli. Allora i Cisalpini cominciarono a far fuoco su di loro. Si arrestò e condusse via da Juindici soldati cisalpini un segretario inviato al coman-ante delle truppe italiane. Altri usarono la violenza per entrare nella casa dei rappresentanti elvetici, e li tennero in ostaggio mentre si combatteva accanitamente sotto le loro finestre. Un’ora perdurò il'combattimento; poscia i Cisalpini dovettero ritirarsi sovra i battelli che li aveano condotti, lasciandovi quattro bandiere, trenta fucili e quei soldati clic aveano guardato a vista i rappresentanti elvetici, e che vennero alla lor volta fatti prigionieri. Un secondo corriere si spedì a Milano per render conto di quanto era accaduto, e si posero guarnigioni civiche a Lugano, ove l’ordine sembrava ristabilito,benché non fosse per nulla calmata l’eflcr-vescenza degli spiriti. I rappresentanti del corpo elvetico, sempre mai guardati a vista durante il combattimento, erano evidentemente stranieri a tutto ciò che succedeva, ed aspettavano l’esito con timorosa incertezza. Verso la sera del-giorno stesso 15 febbraro,si accaleò improvvisamente sulla piazza numerosa brigata raccolta dai Cisalpini o dai sedicenti patrioti; e tosto 2 a 3,ooo uomini, la più parte armati, circondarono con minaccievoli clamori il quartiere dei rappresentanti; significando volere si riconoscesse il diritto spettante al popolo di governarsi da