DEL DUCATO DI MILANO 71 era lungo cento tese; essi vi si precipitarono a passo di carica, rovesciando quanto si parava loro dinanzi, c colla baionetta presero venti pezzi di cannone. Nel tempo stesso la cavalleria francese traversava il fiume a nuoto, e vi accorreva Augereau colla sua divisione, (ili Austriaci furono sparpagliati, e abbandonarono non solo la artiglieria ma i loro cassoni e bagagli. Beaulieu passò l’Oglio di notte e si rifugiò sotto il cannone di Mantova. Questa giornata di Lodi, importantissima per sò stessa, dovea fare impressione su quegli abitanti di Lombardia che già erano favorevolmente disposti per la causa francese; il cui numero crasi accresciuto, e taluni di essi non avea- * no neppure atteso tale momento per chiamare, mercè segrete intelligenze, Bonaparte a recar presso loro i benefizii di quella ch’egli e i suoi chiamavano la libertà e l’indipendenza. Dall’aver 1’ arciduca Ferdinando abbandonato Milano il giorno 9 maggio per ritirarsi colla sua famiglia nel Tirolo, ne venne che se ne allontanarono pure in tutta fretta le persone addette al suo governo. Fu intanto conservato il buon ordine nella città dalla guardia civica, che vi avea istituito il governo imperiale,al pari che una giunta di stato composta di magistrati. Tra i primi risultamcnti della battaglia di Lodi con-vicn annoverare il facile conquisto di Pizzigbettone e di Cremona. Milano, non lontana clic dicci leghe,inviò le sue chiavi; nel giornp 14 s’incaricò Masscna di prenderne possessore pochi giorni dopo vi fece solenne ingresso il generale 111 capo. Egli cominciò dal licenziare i magistrati stabiliti dall’arciduca Carlo prima di sua partenza, sostituendo persone ligie alla Francia o da essa dipendenti. Poi pensò a provvedersi denaro ed elFctti per facilitare all’armata il corso di sue vittorie; al quale scopo,invece della giunta di stato, istituì l’amministrazione generale di Lombardia; in luogo del consiglio dei decurioni un corpo municipale., a cui acconsentirono prender parte alcune persone ragguardevoli e rispettate. Al nuovo consiglio presiedette il generale francese d’Espinois, a lui venendo sottoposti gli aliali più delicati e secreti. Il dono della libertà e dell'indipendenza annunciato ai Lombardi venne dunque accompagnato immediatamente da