DELLO STATO DI VENEZIA «95 ministro 4" Inghilterra. Egli conduceva seco tutte le persone addette alla sua legazione, tra cui il conte d’ Antraigues, deputato agli Stati Generali dal 1789 ed ora incaricato d’affari del re di Francia. D'Antraigues era per conseguenza compreso nel passaporto del ministro di Bussia,che il giorno innanzi era stato spedito dal miuistro francese ; ma giunto appena a Trieste, venne arrestato per ordine del generai Ber-nadotte, preso il suo portafoglio,« trasportato al castello di Milano. Le carte contenute nelportafoglio, c che compromettevano Pichegru, doveano tre 0 quattro mesi dopo somministrare al direttorio di Parigi il testo del loro colpo di stato del 18 fruttidoro an. 5.“ (4 settembre 1797). Non cravi più nell'antica capitale dallo stato veneto né gran Consiglio nè senato nè consulta che ratificassero il trattato di Milano;e per una singoiar circostanza,nel giorno stesso 16 maggio a Parigi,un decreto del direttorio esecutivo significava all’ambasciatore veneto di dover immediatamente partire dalla Francia; di guisa clic a Parigi si dichiarava la guerra; segnavasi la pace a Milano,ed opera-vasi una rivoluzione a Venezia. I quinqueviri francesi,il generale in capo della loro armata in Italia, ed un segretario di legazione presso l’antica repubblica di S. Marco, lavoravano tutti sovra piani differenti. E gli uni e gli altri si trovavano ben secondati dalla condotta di un governo che, quantunque da secoli rinomato per la sua prudenza, non avea più in quest’ultimi tempi saputo nè agire,nò aspettare, nè deliberare. In una parola, a quel momento Venezia tro-vavasi abbandonata a discrezione. I primi giorni che susseguirono alla dissoluzione dell'antica aristocra/ia non furono marcati che da molto equivoche dimostrazioni del consenso popolare. Giunsero successivamente parecchi corpi di truppe francési, e si mantenne la tranquillila pubblica al vcdeili sbarcare e finire di rendersi padroni della città. Doveva in forza di special clausula il trattato di Milano venir ratificato dalla municipalità interinale,senza esaminare se ne avesse il diritto. Quanto a Bonapartc, egli vi si ricusò, pretendendo che avendo cessato di esistere il mandante, non vi fosse più nè mandatario nè mandato. Essa municipalità, entrata appena in funzione, inviò commissari c