«4 CRONOLOGIA STORICA zioni nemiche aprì la via a persecuzioni, e enormi frodi vennero commesse nella vendita delle mercanzie asportate. Belleville, console di Francia a Livorno, e lo stesso Bonaparte, che prevedeva quanto il saccheggio potesse nuocere all’armata, biasimarono vivamente quegli eccessi. Il generale in capo avea posto guarnigione nella piazza e destinato il generai Vaubois al governo di Livorno; il quale dappoi nego aver presa parte a depredazioni,cui teneva come infami. Del resto Bonaparte era ben lungi dal contentarsi del vantaggio ottenuto; giacché era sua intenzione, come scriveva al direttorio, d’impadronirsi degli stati del gran duca per esser egli un principe di Casa d’Austria. Avea per altro nella sua prudenza deciso di non far checchessia capace di scoprire i suoi piani sino a che non gli paresse giunto il momento di perder Ferdinando interamente. Gli Inglesi per attraversare le viste del capo dell’ armata francese si determinarono ad impadronirsi di Porto Ferrajo. N’ebbe avviso Miot,ministro francese a Firenze,e sollecitò a tutta possa il gran duca perchè nominasse altro governatore di quella piazza, sospettando l’attuale d’intelligenza coi nemici delia Francia, e chiese nel tempo stesso al suo sovrano di far entrare sufficiente guarnigione per difendere Porto Fcrrajo e di aggiungervi duecento Francesi. Ferdinando acconsentì alla prima inchiesta, nominando altro governatore della città e del porto minacciato; ma quanto alle altre due, allegando a sua difesa la neutralità accettata dalla repubblica francese e riconosciuta da tutte le potenze, ricusò mandarvi nuove truppe, specialmente le francesi. Gl’Inglesi non rispettarono Porto Ferrajo di più che i Francesi aveano rispettato Livorno; e questo fu il trattamento riservato a Ferdinando dagli agenti di due possenti nazioni,in faccia le quali egli avea tanto spesso protestato di tenersi neutrale. Certamente i dominatori di Parigi non avrebbero dovuto dimenticare clic il gran duca era stato tra tutte le potenze d'Italia il primo a riconoscere la repubblica francese, a far con essa la pace ed acconsentire al richiamo del suo ministro il conte Carletti, come avea chiesto il direttorio