164 CRONOLOGIA STORICA Il 18 marzo raccoltisi insieme a qualche distanza dalla città di Brescia un centinaio di abitanti, tra cui alcuni nobili appartenenti alle prime famiglie , si avanzarono verso le porte, e intender fecero al provveditor veneto clic tcncano lor dietro 5oo uomini di Bergamo, 10,000 Cisalpini, non che parecchi Francesi; voler essi entrarvi,e ove incontrassero la menoma resistenza manderebbero ogni cosa a fuoco e sangue. Benché il provveditor Battaglia tenesse una guarnigione abbastanza forte, ordinò di aprire le porte a quel manipolo di rivoltosi, lasciò disarmar le sue truppe, arrestare i magistrati, e determinar finalmente come a Bergamo una rivoluzione^ senza forse si fossero veduti nè Bergamaschi, nò Cisalpini nè Francesi. Le milizie di Bonaparte,chc occupavano il castello, palesemente non presero parte a ciò che accadeva entro Brescia. Alcuni giorni dopo si vide diffondere quasi allo stesso tempo due pubblicazioni ben differenti. L’una era una pastorale del vescovo Nani,che inculcava ai ministri del santuario di » predicare la pace e di dare una giusta idea del governo democratico, nemico delle vane distinzioni,dei privilegi e di ogni ombra di dispostismo e servitù» L'altro un proclama col nome dello stesso provveditor Battaglia, il quale prima arrestato, poscia rinchiuso nel castello sotto custodia militare, avea un po’dopo ottenuto il permesso di ritirarsi a Verona: e in cui csortavansi i sudditi fedeli a levarsi in massa per ¡sterminare i rivoltosi senza dar quartiere a chi clic sia, anche se fossero prigionieri di guerra, l’ro-mettevansi a nome del governo veneto soccorsi di denaro, armi e truppe regolate. Poscia soggiungevasi » l'armata austriaca inseguire gli avanzi di quelle empie e sanguinarie orde, le quali col pretesto di far guerra al nemico devastavano il paese c saccheggiavano i sudditi neutri della repubblica di Venezia. Aspettiamo, diceasi finalmente, e coglieremo il momento favorevole per togliere ai Francesi persino la possibilità della ritirata. » Tre settimane dopo, cioè il 11 aprile, il governo veneto negò di aver avuto parte a quel proclamale riesce tanto più difficile a crederlo autentico quanto che il provveditore, da cui stiiuavasi fatto, rimase costantemente addetto al partito di Francia, uè cessò anche molto tempo dopo di essere