DELLO SfATO DI VENEZIA Sin allora inquietissimi c agitatissimi eransi mostrati i nobili; ma all’uscire dal palazzo ducale avcano perla più parte un aspetto di apparente serenità, cbe mano mano si trasfuse in tutta la città, e ch'era conseguenza di un gran partito eh’crasi preso. A quell’epoca sursc il pensiero di associare alla deputazione un personaggio delle più illustri famiglie di Venezia, cioè Alvise Mocenigor clic prima dell’ultima crisi avea sostenuto le funzioni di podestà di Verona, e specialmente nel corso di alcuni mesi in cui avea colà soggiornato Luigi XVIII; e che inoltre nell’ultimo anno ch'era rimasto in carica era stato di sovente in corrispondenza con Bonaparte. Infatti egli mosse da Venezia, ma in capo a brevissimo tempo ritornò co’suoi due colleglli, i quali, nel giorno stesso in cui cransi prese nella capitale risoluzioni disperate,avcano dal generale in capo ricevuta la fulminante lettera data da Palma-Nova; di cui si è parlato più sopra. Dopo di allora i deputati non erano più stati in grauo nè di raggiungere il generale nè di ottener da lui udienza. Ciò ch'ebbero a riferire delle disposizioni ostili da essi rimarcate in viaggio, rinnovò tutto l’allarme. La consulta, composta dei consiglieri del doge e dei Savi,decise di fare un ultimo tentativo col mezzo dei deputati, eli’ eglino cioè andassero in traccia del generale in capo, ovunque lo si potesse rinvenire,ad annunciargli la determinazione presa dal gran Consiglio il i.° maggio. Essi quindi si posero di nuovo in via,c al momento di por piede aMarghera,sulle gengive delle lagune,dalla parte clic mette al Trivigiano e al Friuli, rimasero ben sorpresi di ritrovarvi il generai Bonaparte in persona con un cannocchiale in mano,che sembrava prendesse le sue misure (>cr attaccare Venezia; impresa per altro malagevole senza ’aiuto di gran numero de suoi abitatori; giacché.come mai sorprendere una città da ogni parte circondata d acque clic non posspno portare che piccole barche. e i cui approcci si custodiscono per dir così da sè stessi ' Bonaparte trattò con maggior rigore che mai gli inviati del governo veneto; poi,acconsentendo finalmente di scender con essi a trattare,stipulò un armistizio di quattro giorni;, stipulazione a dir vero rimarchevole con una nazrone