282 LA COSTITUZIONE DI MIDHAT zir, che aveva precipitato l’impero alla rovina e i generali che avevano mancato al loro dovere di fronte al nemico. Dapprincipio il Sultano parve cedere e voler soddisfare almeno alcuni dei desideri della Camera; ma visto che questa ben lungi dal disarmare, cominciava ad approvare anche gli oratori, che, apertamente, alludevano a lui, ed a lui facevano risalir.? non lieve parte della responsabilità, decise di prorogare di nuovo la Camera. E questa volta per sempre. Abdul-Hamid si era deciso a gittare la maschera. Il 14 febbraio 1878, il primo ministro (era stata una delle concessioni di Abdul-Hamid quella di sopprimere il titolo di Gran Vizir e sostituirlo con quello di pr> ■ mo ministro) dava lettura alla Camera di un messaggio imperiale che la prorogava indefinitamente. Il Sultano aveva tenuto con questa parola a far capire ben chiaro, che la Camera non si sarebbe mai più riunital Sono passati trent’anni! Non è certamente più possibile che Abdul-Hamid tratti ora i deputati della terza legislatura del Parlamento Ottomano come trattò quelli della seconda. I pericoli della situazione che non è ancora ben chiara, stanno ora, a mio avviso, nell’opera del Parlamento e se i Giovani Turchi, che hanno mostrato, fino ad ora, un grande tatto e una grande abilità, continueranno ad esercitare, e nello stesso senso, :ol loro Comitato, 1’ ascendente esercitato fino ad ora, molte difficoltà potranno essere superate. Ma non bisogna credere, che il superarle tutte sia nè facile, nè opera che possa essere sollecita. Sono passati trent’anni. Le elezioni si faranno certamente con un po’ più di libertà, ma la proporzione fra mussulmani e cristiani sarà presso a poco la stessa, e le diffidenze e gli attriti che, in questo