VI INTRODUZIONE ressate nella questione Balcanica, non è meno vero per questo, che il nuovo ordine di cose è destinato a suscitare sempre più la diffidenza fra l’Austria e la llussia. Il che non può a meno di rendere sempre più delicata la posizione dell'Italia, che, alleata della monarchia Austro-Ungarica,aveva dichiarato di volered’ora innanzi procedere d’accordo col grande Impero slavo, c che ha mutato d’un tratto il suo atteggiamento e l’intonazione delle sue relazioni col Governo di Pietroburgo, quando in Bussia era vivissimo il risentimento contro l'Austria, e la stampa autorizzata, gli organi notoriamente ufficiosi, tenevano un linguaggio più che risentito, addirittura minaccioso (1). Fu nella stampa russa che, qualche giorno dopo il discorso dell’Aehrenthal fu posta innanzi l’idea di una politica di compenso e si incominciò a parlare della linea Danubio-Adriatico e, forse, non tanto perchè la Bussia potesse avere, allo stato delle cose, un grande interesse materiale, ma, sopratutto, perchè questa linea (1) Un'idea del diapason a! quale arrivò la stampa russa, nel manifestare il suo risentimento la si può avere leggendo il brano seguente di un articolo pubblicato dal Journal de S. Petcrshourg, cioè da un giornali) che ha carattere uffici oso, e che faceta eco agli articoli violentissimi del li ossia, del Yoroìe 11*remi«, e, del resto, di tutti gli organi più importanti della capitale e di Mosca. - La moderazione conciliante della Russia — scrìveva questo giornale — è diventata rapidamente, a quanto pare, sinonimo di dcbofaoa e di ri. nunzio. fi difficile di spiegarsi diversamente la sfida lanciata dalTAustria-Unglteria. Mai. da lunghi anni erano stati trattati con tanta disinvoltura gli interessi della Russia. K quando si pensa che, dal punto di vista bai-canteo. l’Austria è la nostra alleata, e che il barone Aehrcnthal è sempre l>assato per un nostro umico, l'indignazione d Ila stampa, per quanto violenta sia, non deve destare sorpresa. Ci è permesso in questa circostanza di valutare nella sua giusta misura h» ricompensa che riceve il nostro disinteresse, e non è quindi sulla Russia che potrà ricadere la responsabilità di una politica più energica che s'impone attualmente alla nostra diplomazia, se non si vuole diminuito il suo prestigio. Sarebbe stato diffidi ' il dimostrare psà clamorosamente che ci si considera come una quantità trascurabile. I nostri cruenti sacrifici, le nostre simpatie tradizionali, la nostra missione storica — diventati null'altro che dei ricordi. I Halcani saldaii all'Austria, non faranno più che un hinterland economico della Germania. F per il Re di Prussia, senta ombra di metafora, che morivano gli eroi di Chipka e di Plewna! In quest’ora nella quale la Russia non lui che una voce sola per parlare della « sorpresa austriaca» non è inutile di rimuovere un po’ le ceneri. E se da Santo Stefano rimontiamo n Muertzeg la sorpresa austriaca perde singolarmente della si» acuità. Il fatto è là. da lunghi anni brutale, semplice ulta sua negazione: non si parlava più della Russia a Costantinopoli. e anche per Rasseti si intendeva l'Austria nelle capitali balcaniche. Il discorso del barone Aehrenthal non è, in fondo, che la consacrazione um-ciale. europea di questo stato di cose. È tempo di ricordare, con una protesta energica, che la Russia conta ancora per qualche ooaa nei Balcani