Nessuno può prevedere ora quale sarà il risultato definitivo di questo grande movimento nell’impero ottomano, nè quale fisonornia avrà la Camera che si riunirà a giorni (il 1° novembre) secondo la data fissata per la sua convocazione in base a un articolo della Costituzione. Tanto più che, se finora abbiamo le notizie più particolareggiate di quanto avviene nella Turchia europea, nulla, o ben poco, sappiamo ancora intorno alle condizioni dello spirito pubblico nella Turchia asiatica. Al di là del Bosforo, nella Mesopotamia, neti’Anatolia, nell’Armenia, nella Siria e nell’Arabia, vive una popolazione più che doppia di quella che abita la Turchia europea, che è per circa quattro quinti mussulmana, e che, tranne in qualche città marittima, non ha avuto finora che pochi contatti con la civiltà. Non è improbabile che, in questa prima Camera, quelle popolazioni, come già avvenne l’altra volta, non sieno che scarsamente rappresentate, a meno che il Governo non cerchi di formarsi, nelle elezioni di quei paesi, la sua maggioranza con un elemento che presuppone più docile. Secondo la Costituzione, deve essere eletto un deputato per ogni cinquantamila maschi, per cui la Camera turca dovrebbe avere più di duecento deputati, e non soltanto 120 o 130 come ne ebbe nel Mantegazza. Turchia liberale. 21