112 A COSTANTINOPOLI vicario caldeo-cristiano, poiché qui tutti questi capi di religione si mantengono in buone relazioni perso nuli, ha avuto, come dicevo, la cortesia di ricevermi manifestando il suo vivo desiderio che le relazion con l'Europa, dalla quale il paese suo ha tutto de* guadagnare, diventino sempre più frequenti- — Cosi — mi diceva — non me lo impedissero i doveri della mia caricar! Sarei io il primo a dare l’esempio e andrei spesso in Europa. Poiché, aggiun geva, non è affatto vero che la religione sia nemica 0 inconciliabile col progresso. Le due cose possono andare avanti benissimo, l’una coll’altra. E la religione non vuole affatto che si debba credere a tutti 1 pregiudizi, né che debba essere un precetto assoluto l'odiare la religione degli altri. La religione è come un elemento di natura — mi diceva ancora il capo dell'IsIam — che qui si è sviluppato in un certo modo, là neU'altro, a seconda delle circostanze e dei-l’ambiente. l.e religioni sono un po’ come gli alberi. Nell'interno sono, presso a poco, lo stesso: ma la scorza è più o meno grossa secondo la temperatura e il clima. Confesso che, pur sapendo, come lo Scheik ed Islam, il quale é la più alta autorità religiosa dell’impero, che può mettere un veto al quale nemmeno il Sultano oserebbe ribellarsi, fosse uomo di idee larghe, non ho potuto dissimulare una certa sorpre sa nel sentirlo parlare a questo modo. Non potrebbe essere più liberale il patriarca ecumenico, quello che vagheggia l'unificazione delle Chiese, e che suol dire sarebbe una cosa già fatta, se... non ci fosse quel benedetto vescovo di Roma che impedisce ogni cosa! Costantinopoli. ? M»«sto-