XIV INTRODUZIONE un lato finanziario, ne hanno però anche uno politico e grandissimo che a questo interesse finanziario si collega? Disgraziatamente non si è mai capito da noi, come, per quello che riguarda tutte le questioni d’Oriente bisogna un pò specializzare la carriera. Non si può, tan-topiù quando si improvvisano dall'oggi al domani i ministri degli esteri che vanno alla Consulta senza alcuna preparazione, e non vi sono al Ministero negli alti gradi della gerarchia, altro che doi burocratici, e per conseguenza bisogna rimettersi completamente a quello che fanno gli Ambasciatori, i Ministri, o magari anche i semplici Incaricati d’ affari — non si può prendere un diplomatico al quale tocca un avanzamento per anzianità, e, solo per questo, mandarlo a coprire un posto in Oriente, senza punto occuparsi di vedere se ha le attitudini più specialmente necessarie a quegli ambienti, e se, essendo magari coinp etamente nuovo a tali ambienti, non è, sopratutto in certe circostanze, la persona pili adatta. Ed è precisamente la scelta poco avveduta delle persone che, tranne forse una sola eccezione, hanno rappresentato l’Italia a Costantinopoli, una delle cause della politica incerta, contradditoria, equivoca che abbiamo seguito da parecchio tempo di frante alla Turchia, una politica che non ha mai avuto un indirizzo preciso e determinato. Dico una delle cause, perchè, allo stesso modo che è mancato l’indirizzo nell’azione nostra sulle rive del Bosforo, delle imprudenze di condotta se ne sono commesse parecchie anche a Roma. Le nostre aspirazioni sull’Albania, delle quali parecchi ministri hanno parlato troppo sovente e in modo troppo chiaro, era naturai dovessero suscitare sospetti e diffidenze. Lo stesso è accaduto per quello che riguarda la Tripolitania. Recentemente l’on. Tittoni si mostrava seccato, specialmente all’epoca de la dimostrazione navale, che la stampa parlasse con soverchia insistenza della nostra occupazione di Tripoli. Ma qualche anno fa, in Senato, egli stesso pronunziava parole che suonavano incoraggiamento a codeste aspirazioni. Finalmente, quattro anni fa, si inaugurò con la Turchia, quella che si chiamò la politica dell’amicizia. Il sultano richiese anche al nostro Governo di mandargli degli ufficiali,