I delegati del Coviitato a Plevlie 357 ni e le baracche preparate per la festa, dicendo ben chiaro alle autorità come non intendessero affatto di permetterla. Grave e significante è stato questo incidente, non solo per il fatto in sè, ma per due altre ra gioni. Prima, per il silenzio serbato intorno ad esso, poiché, se è avvenuto fuori della zona del Sangiac-cato, quindi dove non vi erano guarnigioni austriache, il posto dove doveva aver luogo la festa è però a pochissima distanza, e si sa, del resto, che una gran parte degli Albanesi che presero parte a questa spedizione sono del Sangiaccato; e, in secondo luogo, perchè, contrariamente a quello che era sempre accaduto fino ad ora, i mussulmani albanesi non commisero il menomo atto di ostilità contro i Serbi. Qualche giorno prima, erano stati a Plevlie alcuni delegati del Gomitato Giovane Turco di Salonicco, che, accolti con entusiasmo dalla popolazione, avevano fatto giurare non soltanto alle truppe, ma anche ai capi della comunità serba, ed ai rappresentanti della popolazione mussulmana, di essere fedeli alla Costituzione e agli ordini del Comitato. Serbi e Albanesi, Cristiani e Mussulmani, si riconciliarono e prestarono assieme il loro giuramento con una forinola un po’ romantica, che terminava con queste parole : « Se non vorrò sacrificarmi agli scopi della Società (Unione e Progresso) mi faccian giustizia con le loro armi, poiché io le dono volentieri il mio sangue ». Fu anzi in quell’occasione che ebbero luogo, e proprio nella capitale del Sangiaccato, a Plevlie, le prime manifestazioni antiaustriache. Quando il corteo che si formò al seguito dei delegati del Comitato — un corteo di parecchie migliaia di persone — passò dinanzi alle caserme austriache, tanto dai Mussulmani che dai Cristiani, partirono grida ostili. Per