358 l’annessione della Bosnia Erzegovina il momento, Albanesi e Serbi hanno fatto tacere loro risentimenti e hanno completamente smesso la lotta. Pare anzi vi sia fra loro un tacito accordo, che preoccupò vivamente i circoli politici di Vienna, e che aveva determinato, da parte della stampa che suole interpretarne il pensiero, una serie di articoli minacciosi per la Serbia, come quello di due mesi fa della Neue Freie Presse, il quale finiva col dire, che « se il contegno della Serbia non muta, muterà il contegno deH'Austria, poiché, per il fatto che l’impero è più forte, non può essere sempre costretto a starsene quieto, mentre altri lavora a suo danno ». Da Vienna si rendeva responsabile la politica di Belgrado anche delle agitazioni del Sangiaccato, senza tener conto che, alla fin fine, era molto naturale, che i Serbi del Sangiaccato come quelli di tutte le altre provincie dell’impero ottomano, ora che il regime costituzionale è stato inaugurato, pensassero ai casi loro e facessero della politica. Si comprende perfettamente che, abituati ad andare d’accordo con le autorità turche del Sangiaccato, per impedire ogni manifestazione nazionale, le autorità civili e militari austriache dovessero trovarsi a disagio, coslrette ad assistere, senza poter più far nulla per impedirlo, magari ad un comizio tenuto nella piazza principale di Plevlie, nel quale un Serbo o un Mussulmano poteva protestare, aperta mente, contro questo diritto dell’Austria di tener guarnigione nel loro paese. Tutto ciò era la conseguenza della strana situazione creata a questo terri-torio turco dal Trattato di Berlino, presumendo evidentemente, che nessun altro regime, all’infuori di quello dell’assolutismo più o meno rigido, potesse esistere in Turchia. L’agitazione dei Serbi e anche dei Mussulmani