XXXVI INTRODUZIONE Come è noto, il Sultano, unni sono, chiese ut nostro Go-v\,i. * di mandargli alcuni ufhciuli che avrebbe chiamato a coprire la carica di aiutanti di campo, o ai quali avrebbe affidato delle mansioni militari, dando loro un grado molto più elevato di quello che coprono nel nostro esercito e lauti emolumenti. lira da parte del Sultano, un atto di cortesia che voleva fare verso l'Italia, mostrando coni« tenesse il nostro paese nello stesso conto di altri che avevano già degli ufficiali del loro esercito nel suo seguito militare. Il Governo italiano credette bene di aderire e ne mandò due o tre fra i quali il capitano Romei. Ma è bene anche si sappia che, all'infuori di quella di correre appresso, e, ben inteso, a piedi, alla carrozza del Sultano quando ritorna dal Selamlik questi ufficiali nostri non hanno altra mansione. E che, senza vi sia un divieto formale, ò però ben inteso che non debbono mettere piede in una caserma. Appena arrivati, qualche anno fa, mi pare che ne fosse adibito uno a una scuola d'equitazione... nella quale non vi erano cavalli: a un altro, salvo errore,*si voleva dare la direzione di alcune esercitazioni di tiro... senza però fornirgli le armi che occorrevano! Che cosa sia accaduto di poi, ignoro. Ma quello che so è che questi ufficiuli nostri hanno soltanto unu modesta funzione decorativa, che solo molto raramente vedono il Sultano e sempre, ben inteso, in forum ufficiale e che nessuno, assolutamente nessuuo, lm mai sognato potessero esercitare un briciolo d’inlluenza a Ildiz Kiosk. Erano qualche cosa come un lusso che si permetteva il Sultano. Fino a che durò il Governo assoluto e personale di Abdul Mainili si poteva spiegare, e, ben inteso, fino a un certo punto anche questo. Ma se ne provava un certo senso di tristezza e la Colonia nostra, in generale, non dissimulò mai la sua impressione penosa nel vedere degli ufficiali italiani seguire, come diceva, a piedi, la carrozza del Sultano al Selamlik, costretti a fare anche qualche tratto di corsa, se i cavalli delia carrozza imperiale affrettavano il passo, e ad inchinarsi in atto di ossequio nelle sale di Yldiz Kiosk al passaggio di Sua Altezza il Grande Eunuco! Ma, dopo, non si comprende davvero, sopratutto quando i giornali turchi protestavano con parole vivaci contro tutte le spese di lusso del Sultano, e il denaro