X INTRODUZIONE nea, ha tentato dopo di scemarne il valore. Solamente, molti si sono meravigliati che, a un dato momento, e cioè, quando si incominciò a parlarne sulle rive delia Neva, il Ministro degli Esteri Italiano, che fino allora aveva taciuto (1), ed i giornali che abitualmente ne esaltano l’opera, volessero far credere addirittura che egli ne fosse stato lo scopritore, e fosse un successo suo, una geniale idea sua l’averci pensato. La verità, invece, sulla quale mi pare oramai inutile l’insistere, tanto resulta' evidente, è che alla Consulta, malgrado la su i importanza, nessuno aveva mai più pensato alla ferrovia Danubio-Adriatico, dopo lo scambio di idee avvenuto intorno ad essa fra l’on. Prinetti e il nostro Ministro a Belgrado e il Ministro serbo a lioma nel 1902. Dal 1903 in poi, sebbene l'on. Tittoni avesse letto tutti i libri ai quali ha fatto allusione nel suo discorso, e che son tutti concordi nel rilevarne l’importanza e il significato, non ha creduto di fare il più picco o passo, nemmeno a titolo di informazione, relativamente a questa linea. Che più? Non ha creduto di doversene occupare, nemmeno quando l’Aehrenthal gli annunziò che l’Austria avrebbe chiesto al Sultano di poter costruire la linea di Mitrovitzal Ciò risulta in modo inconfutabile, dalle parole stesse dell’on. Ministro. Nel suo discorso del marzo al quale ho già accennato, l'on. Ministro degli Esteri dichiarò come, prima che il barone Aehrenthal pronunziasse il discorso, egli fu avvertito (2) della sua intenzione di chiedere alla Sublime Porta la costruzione (1) 1* r parecchie settimane, e mulinilo 1‘intonazione cosi liattagliera del discorso Aehrenthal ni? »1 (ioveroo nè I-» statuita, che generalmente inter-l>reta il penserò del Ministro degli Ustori, cred Ile metteste il conto di discuterne. Solo «pia e là comporvp qualche nota per dire che l’Austria era n 1 suo pieno diritto, e che i pn«etti del Iwrono Vehrvnt hai non |>oto-\ano offendere in alcun modo gli inie.essi dell* Ital a! E (piando, nella seconda metà di febbraio, si incomincio da qualcuno a rlevare che quel discorso e il programma V hrenthal vegliavano il fallimento della nostra INtlit.ca nei Balcani, e facendo eco alle proteste della stampa di Londra e di Pietroburgo fu chiesto al Governo nostro di far** qualche cosa, di non rimanere passivo di front • a questa nuova presa di possesso p«*r parte del l’Austria, la stampa ufficiosa consideri» addirittura come visionari coloro cne manifestavano il timore, che. non certo a vantaggio austro potesse venir mutata la sii nazione in Macedonia? Per parecchi giorni — perchè non dirlo? — è stato veramente triste, penoso lo spettacolo dato da parecchi giornali amici della Consulta, i quali, nel discorrere d Ile ferrovìe halca niche e della situazione in Macedonia, sembravano diventati addirittura gli ufficiosi dello Ball ;>latz, e avevano l'aria di meravigliarsi che in Italia ci si permettesse dì discuterne ! ! (2) Non dis