I 'll telegram ma ili Crispí a Guglielmo II 401 sono accreditato da oltre dieci anni, ed il vedere cosi alla mia presenza cementato quell’accordo, stretta quella alleanza, che sempre io desiderai nell’interesse dell'Italia, e che fu, ben lo posso dire, l’aspirazione al cui compimento non cessai un sol giorno di lavorare; ben inteso, tenendo sempre alta la nostra bandiera, che nella mia mano, non ebbe mai ad essere ripiegata, anche nei momenti più pericolosi, che non furono pochi. La situazione nella quale si trovava allora l'Italia era delicata e difficile. Eravamo veramente isolati e deboli nel 1881. La Germania ci guardava con la più grande dillidenza. Ma, il generale Robilant non credeva che, per questo, si dovesse essere troppo umili Anzi, appunto per le condizioni nostre gli sembrava che fosse una umiliazione per la Corona il limosinare — sono le sue parole — l'amicizia o l’alleanza. Ma vi è un ricordo ancora più recente, che mi pare opportuno evocare. Durante il ministero Crispi, vi fu un momento nel quale avevano appunto un carattere di gravità eccezionale le persecuzioni contro gli italiani in alcune provincie dell’impero. Fu allora che il Capo del Governo, si rivolse personalmente all’imperatore di Germania che era in crocerà nel Mediterraneo, e gli mandò un telegramma energico e vibrato, nel quale, riferendosi alla triplice e al contegno dell’Austria, gli faceva notare, in termini molto recisi, che se continuavano questi attacchi e quelle violenze contro gli italiani, tollerate dal Governo di Vienna, la Triplice perdeva la sua ragione d’essere per noi : e nell’interesse quindi, non dell’Italia soltanto, ma della Triplice, invocava il suo intervento. Quel telegramma redatto con una intonazione così-vibrata e chiara, non era dedizione, ma il linguaggio del Capo del Governo, che aveva dato le più grandi garanzie di fedeltà alla Triplice, fino Maxteoazza. Turchia liberale. 26