196 I.A RIVOLUZIONE tono, veniva l’ordine d’interdire la pubblicazione del suo giornale Misan (la Bilancia) giornale nel quale, salvo errore, egli pubblicò anche un romanzo — una specie di autobiografia che ebbe un grande successo e crebbe la sua celebrità. Ma incoraggiato da questa specie di tolleranza a suo riguardo, ebbe il gran torto di parlare chiaro anche al Sultano, dicendogli che la Turchia andava alla rovina. E dovette fuggire per sottrarsi alle persecuzioni della polizia, facendo uscire il suo giornale al Cairo. Iiiza bey è l’altro dei due patriotti ai quali l’As-sociazione diede ugualmente l’incarico di lare propaganda all’estero, e ili dirigere il Mecliveret, l'organo del Comitato Unione e Progresso. Contro questo giornale, nulla il Sultano lasciò d’inlentato, per impedirne la pubblicazione. E, a più riprese, ottenne delle misure contro di esso dalla Francia, dal Belgio e persino dalla Svizzera. Veramente, in ¡svizzera, per renderne impossibile la pubblicazione, ricorse a un altro mezzo; comperò, il tipografo, e i caratteri turchi, che non si trovano facilmente. E ripetè il giuoco più volte. Murad bey e Biza boy il cui nome corre ora per tutte le bocche sono stati i giornalisti della rivoluzione. Un altro personaggio che ha fatto personalmente e con la stampa una propaganda attivissima in questi ultimi tre o quattro anni, è quel Sabaheddine, nipote del Sultano, del quale ¡giornali francesi specialmente, parlarono a lungo, appena scoppiata la rivoluzione persino come di un possibile successore al trono. La scelta dell'erede di Abdul-Iiamid, del resto, fu sempre una delle grandi preoccupazioni del partito, perchè non si era mai concepita la possibilità di una rivoluzione, senza la deposizione del Sultano.