Enver bey 169 fucile sparati, non nella strada, ma a poca distanza. Parve un segnale convenuto. Mentre la folla si dirigeva dalla parte di dove s’erano sentiti i colpi di fucile, un ufficiale si avvicinò a Schemsi pascià, e gli sparò contro, a bruciapelo, due colpi di revolver. 11 pascià morì quasi istantaneamente. Intervennero subito la polizia e i gendarmi. Furono sparati altri colpi che andarono a ferire l’ispettore delle scuole e il direttore del telegrafo. Ma, intanto, l’uccisore di Schemsi pascià si era già posto in salvo. Contemporaneamente altri tre battaglioni che si sarebbero voluti mandare a Monastir rifiutano di obbedire. Il 12, appena il vapore Sidon delle Mrs-sagerie Maritimes aveva lasciato il porto di Salonicco, il generale Sadik pascià che si trovava sul ponte è preso di mira da un albanese il quale gli spara contro parecchi colpi di revolver. Il 17, O-sman Hidozet pascià, mandato a Monastir colla missione di reprimere l'insurrezione, è ugualmente ferito da un colpo di revolver tiratogli da un uffi-ciale, mentre nel cortile della caserma dava lettura alle truppe ed agli ufficiali di un proclama del Sultano, col quale questi faceva promesse di perdono, di avanzamenti, ecc..... Qualche giorno prima, era stato ferito Nazin pascià comandante della piazza di Salonicco. In seguito a questi attentati Enver bey, uno dei capi influenti del movimento militare, è chiamato a Costantinopoli. Credendo di essere stato denunciato, esce travestito da Salonicco, raggiunge Monastir, raccoglie 150 soldati largamente provveduti di munizioni, e si nasconde nei monti. Duecento soldati mandati contro di lui, e poi un intero reggimento di tiratori si uniscono ai ribelli e lo acclamano loro capo. Nella speranza di poter ancora domare la ribel-