161 LA RIVOLUZIONE Progresso. Nessuno. E meno che mai il Governo, e la Diplomazia che, da quel movimento e dagli avvenimenti che lo seguirono, fu sorpresa, mentre stava preparando... un altro piano di riforme. Quando giunsero in Europa i telegrammi che annunziarono le prime rivolte scoppiate qua e la, nelle guarnigioni del vilayet di Monastir, si credette, generalmente, non potesse trattarsi altro che delle solite proteste di quelle disgraziate truppe di Sua Maestà Imperiale, le. quali sapevano come quello fosse l’unico modo per ottenere, almeno qualche mese degli anni di paga che non avevano ricevuto, o per imporre al Sultano di dare l’ordine di congedo, aspettato inutilmente, da due o tre anni. Che questi pronunciamenti scoppiati qua e là avessero un carattere di gravità maggiore del solito, si poteva desumere dal fatto, che, questa volta, qua e là, alle manifestazioni di protesta, aveva preso parte qualche ufficiale, mentre prima se ne astenevano sempre, anche quando era evidente che simpatizzavano per i soldati che le facevano. Ma, ripeto, nessuno pensò che quelle manifestazioni potessero essere i primi sintomi di una grande rivolta, di un movimento insurrezionale organizzato in tutto il vasto Impero, e con un carattere eminentemente politico. Anche quando, nella mattina del 6 luglio, furono trovati affissi, a Monastir, dei piccoli manifesti che incitavano tutti i patriotti a ribellarsi, e a non lasciare intentato alcun mezzo, « per far cessare l’odioso regime, sotto il quale la Turchia precipitava alla rovina», non si credette ancora il movimento fosse organizzato e diretto da Giovani Turchi! Prevaleva, tanto a Ildiz Kiosk come nelle sfere diplomatiche, l’idea non vi fosse intesa e che questi ultimi, cercassero abilmente di approfittare della