266 LA COSTITUZIONE DI MIDHAT poiché Abdul-Hamid insisteva perchè fossero salva-guardati i diritti del sovrano, e non trovava opportune parecchie disposizioni da Midhat ritenute indispensabili — tre mesi dopo la sua assunzione al trono, quando Mehmed Ruddi pascià diede le dimissioni, Midhat fu nominato per la seconda volta Gran Vizir. Abdul-Hamid capi subito come, in quel momento, avesse tutto da guadagnare, con l'affìdare il potere ad un uomo che godeva di una grande popolarità nell’impero e di una grande riputazione anche all’e-stero. Non aveva certo simpatie per l’uomo di Stato che aveva osato parlargli chiaro in più di una circostanza e che sentiva a sè così superiore, e, dinanzi al quale, gli toccava spesso di piegare. Ma Midhat era l’uomo del momento; il solo che potesse tener testa alla Diplomazia Europea. Della buona impressione di tale nomina è prova il dispaccio mandato dall’Elliot al suo Governo (era allora Ministro degli Esteri lord Derby) per annunziare l’avvenuto mutamento. « Midhat pascià — scriveva l’ambasciatore — è il più energico e il più liberale degli uomini di Governo della Turchia. Ha sempre sostenuto l’uguaglianza dei Cristiani e dei Maomettani, e desidera un’autorità costituzionale al disopra dei poteri del Gran Vizir e di quello del Sultano. Non è amato dal vecchio partito mussulmano, ma è. considerato come l’uomo che dà le maggiori speranze per i riformatori cristiani e maomettani ». La discussione fra il Sultano e Midhat sul testo della Costituzione, durò parecchi giorni, e, certamente, in parecchi punti il Gran Vizir dovette cedere. Ciò spiega come ne sia venuto fuori un testo che, certamente, è ben lungi dall’essere perfetto, e contiene ancora parecchie disposizioni le quali con-