Abdul Hamid e la musica 297 temu dai suoi intimi, e che lo lasciano per qualche giorno in uno stato di grandissima prostrazione. Abdul Hamid non ò mai stato molto galante. 0, per lo meno ha cessato molto presto, quella che, da noi, si chiamerebbe la vita allegra e brillante. A ventidue, o ventitré anni, i medici gli fecero capire ben chiaro che la vita delle orgie e dei bagordi, non era per lui, che la sua salute ne soffriva, e, dall’oggi al domani, cambiò vita. Abbandonò gli amici, e seguì a puntino le prescrizioni dei medici. Qualche anno dopo fece un certo rumore la sua avventura con una modista belga che abbracciò l’istamismo, sperando di diventar principessa; ma poi egli non si-è mai soverchiamente occupato del suo harem. Adesso non tira più nemmeno al bersaglio, pur essendo così valente tiratore di pistola, da colpire ad una certa distanza — e senza sbagliare mai — una medjdiè — moneta della grandezza di uno scudo. Ama gli uccelli — quando non parlano come il famoso pappagallo — e i fiori. All'Imperatrice di Ger mania quando andò a Ildiz Kiosk, offrì personalmente uno splendido mazzo di fiori delle sue serre. Ma pare che, floricultura a parte, quel mazzo a-vesse anche un altro valore, perchè nel mezzo vi era un bellissimo brillante. Ama anche la musica. In gioventù aveva imparato un poco a suonare il piano. Ben inteso è rimasto alla musica dei suoi tempi. 11 fìigolelto, la Traviata, il Faust, delle quali o-pere suonava qualche pezzo, sono le sue opere favorite. Ma amava e soleva suonare sopratutto.... la Stella confidente. Povero Robaudi! Chi glielo avrebbe detto che la sua romanza avrebbe un giorno servito anche a rasserenare le notti insonni del Califfo? Dopo trent’anni di una tale tirannia, di un assolu-