390 I.’ANNESSIONE DELLA BOSNIA ERZEGOVINA. nati nell’ Istria, come sia impossible una vera intimità. Le nostre relazioni avrebbero dovuto avere un carattere che chiamerei : di tensione amichevole, malgrado il senso contradditorio che paiono avere queste due parole. Invece il Ministro degli esteri italiano, si è completamente abbandonato nelle braccia del Ministro Austro-Ungarico, e solo, recentemente, — tarda resipiscenza! — non già seguendo un piano prestabilito, ma solo perchè, in un altro momento triste per la nostra politica, all'indomani del discorso Aeh-renthal sulle ferrovie balcaniche, e solo quando la Russia protestò con vivacità, non è parso vero che da quella parte ci venisse un aiuto insperato: e si pensò di approfittarne. Questa politica d’abbandono per la quale abbiamo assistito indifferenti all'invadere del Pangermanismo sull’altra sponda delPAdriatico, e alla propaganda an-ti-italianache, aiutata e incoraggiata da Vienna, s’intensificava ogni giorno più, non solo nelle provincie soggette all’ Impero, ma in quei paesi della Penisola Balcanica dove sono cosi numerosi gl’interessi materiali e morali dell’Italia, è stata la caratteristica più spiccata della nostra politica estera da parecchi anni a questa parte. Tranne forse nel breve periodo del-l’on. Prinetti, un uomo politico che per carattere e per temperamento era il meno adatto a coprire la carica delicata di Ministro degli esteri, ma del quale sarebbe supremamente ingiusto il voler negare che, fino da cinque o sei anni fa, egli abbia avuto l’intuito che l’Italia non aveva altra via di uscita che quella di fare una politica di accordi con la Bussia. Ma questa politica di cieca acquiescenza, questa politica di abdicazione è stata vieppiù accentuata — anche nella forma — in questi ultimi anni dall’at-tuale Ministro, che, tutta la politica sua aveva ini per-