178 LA RIVOLUZIONE lo Stato, sapendo benissimo come, nel dargli i suoi ordini, il Sultano aveva ascoltalo, anziché il suo, I consigli di qualche favorito, — magari, quelli del Grande Eunuco! Siccome però il Sultano non poteva arrivare a tutto, anche il Gran Vizir poteva però sempre fare molto bene o molto male, aiutare efficacemente gli amici, o creare imbarazzi a coloro che riteneva suoi avversari. Perid era l’uomo della Germania. Di lui si soleva anzi dire, sarebbe rimasto a quel posto, fino a che fosse piaciuto di tenervelo a Guglielmo II. Amara ironia della sorte e delle coincidenze! Perid pascià ricevette dall’imperatore l’Aquila Nera, proprio il giorno nel quale, senza troppi riguardi, il suo Signore lo aveva messo alla porta! La caduta di Ferid pascià produsse impressione: ma si sapeva come egli non appartenesse alla camarilla di palazzo, e come anzi, questa gli fosse ostile. Non aveva certo le simpatie dei Giovani Turchi; ma nessuno, nè allora, nè dopo, quando incominciò la caccia contro i tristi strumenti del cessato regime, inveì contro di lui. Il congedo che produsse veramente una impressione enorme, fu quello di Riza pascici, il ministro della guerra, il serraschiere, l’uomo che aveva sempre goduto la intera fiducia del Sultano; V uomo al quale, questa fiducia e l’amministrazione della guerra che aveva avuto nelle sue mani per molti anni, avevano permesso di ammassare una colossale fortuna; il solo uomo infine al quale il Padiscià concedeva talvolta di sedergli di fronte nella carrozza quando ritornava dal Selamlik, onore che a nessun altro egli aveva mai concesso tranne che a Osman el Ghazi, l’eroe di Plewna. Fu Riza pascià che, con lo schianto nell’anima, la mattina stessa del giorno (il 22) nel quale fu licenziato, dovette dire al Sultano