192 LA RIVOLUZIONE diano che era l’onta dell’Europa, non avevano mai sognato, nemmeno lontanamente, che il loro trionfo potesse essere così rapido, cosi meraviglioso e che, in pochi giorni, l’onda rivoluzionaria avrebbe travolto tutti gli artefici, gli esecutori e gli ispiratori di quel regime scellerato! Meno che mai avrebbero poi potuto immaginare che, volente o nolente, per paura o per convinzione, il Sultano si sarebbe d’un tratto volto verso di loro; verso quei Giovani Turchi che sono stati per trent’anni la sua ossessione e contro i quali aveva sguinzagliato in tutte le capitali d’Europa, al Cairo, alle Indie un nugolo di spie... e di falsi Giovani Turchi. A Parigi chi aveva da anni l’alta direzione di tale sorveglianza e godeva tutta la personale fiducia del Sultano, era Munir pascià, Ambasciatore di Sua Maestà Imperiale presso il governo della Repubblica. All’Ambasciata Ottomana di Parigi, per anni e per anni, si sono scoperti di quando in quando dei complotti... che spesso erano organizzati nelle sale stesse dell’ambasciata! Negli ultimi mesi dell’anno scorso si raccontò persino fosse partita dall’Ambasciata, o da gente al servizio del-l’Ambasciata, all’indirizzo di un presunto giovane turco di Costantinopoli, una scatola contenente o simulante della materia esplosiva, mentre, dall’Amba-sciata stessa, partivano per Ildiz Iviosk i telegrammi onde informare che gli agenti della polizia segreta erano riusciti ad avere in mano le fila di una vasta congiura per far saltare in cfria il Sultano — e avvertivano che della dinamite era stata a questo scopo mandata... all’indirizzo di cui sopra. Era così che Munir pascià — da qualche anno Gran Cordone della Legiori d’onore! — si era assicurato la fiducia e la riconoscenza del Sultano. Fiducia che gli ha servito a renderlo inamovibile, almeno^ per dieci an-